Ex direttore marketing del Calcio Catania nel campionato di Serie A, Maurizio Ciancio ha parlato ai microfoni di Sicilia 242, nel corso di ‘Spazio Sport Live’, della squadra rossazzurra soffermandosi su alcuni aspetti in particolare. Ecco quanto evidenziato:
“Il curriculum dei giocatori del Catania parla chiaro. Dico sempre che conta come arrivi alla parte finale della stagione. Noi con la Meta Catania l’abbiamo vissuta lo scorso anno, col Catania Beach Soccer pure. E’ importante come arrivi ai playoff. Purtroppo si pagano le conseguenze degli errori commessi. I playoff sono infiniti, giochi molte volte partite secche. Manca poco per alzare l’asticella e portarti ad un certo livello. Ci vuole del tempo, ci vogliono le competenze, bisogna essere bravi a virare nei momenti difficili”.
“Noi al primo anno di Serie A dominavamo per 80 minuti e ne bastavano 20 per venire castigati, poi crescendo la società ed il gruppo riuscimmo a trovare la quadra. Mihajlovic, ad esempio, ricordo che durante un discorso fatto da Lo Monaco alla squadra disse che avremmo potuto svoltare già dalla sfida di Torino contro la Juventus ed eravamo ultimi in classifica. Il Catania da lì in poi non si fermò più. I momenti di difficoltà sono importanti, perchè da un determinato momento può cambiare tutto“.
“Registro una grande crescita da parte del tifo catanese, io ho lavorato come responsabile marketing del Calcio Catania dal 2004 al 2012 e mi ha sorpreso tantissimo la crescita del tifo etneo nel cambio generazionale. Ho visto una tifoseria che pazientemente è stata sempre accanto al Catania, al di là del momento di crisi attraversato ma i numeri sugli spalti sono stati importanti. Questo è un segnale che la nuova dirigenza deve cogliere. I numeri del ‘Massimino’ triplicano quelli dell’Avellino, quadruplicano quelli del Benevento. Tu qui hai un contesto che ti segue come non accade neanche in alcune squadre di Serie A per devozione, attaccamento e tutto il resto”.
“Il mio ricordo più bello del Catania in A? Di solito si parla delle vittorie, io invece porto nel mio cuore il ritorno all’aeroporto di Catania dopo esserci salvati all’ultima giornata a Bologna. Migliaia di persone ci accolsero, uscimmo da lì e non capimmo più niente, un’emozione incredibile. Noi prima del 2 febbraio da neo promossi eravamo al quarto posto in Serie A e secondo me saremmo arrivati tranquillamente a fare l’Europa. Avere la squadra ai massimi livelli, al di là della soddisfazione da sportivi, dà lavoro a tante persone. Un conto è avere il Catania in Serie C o B, un conto in Serie A. Cito anche la più grande soddisfazione sul campo, la vittoria contro l’Inter del triplete con i giocatori nerazzurri chiusi per 30 minuti nel silenzio all’interno dello spogliatoio a fine partita. Non volava una mosca. Fu l’apoteosi per squadra e dirigenza, poi il cucchiaio di Mascara ha rappresentato tanto”.
“Il Catania dovrebbe pensare seriamente ad un centro sportivo dove far allenare i ragazzi, tra l’altro ci sono degli ottimi giocatori nelle giovanili rossazzurre. Io penserei a questo paradossalmente prima ancora della parte sportiva. Da incompetente in materia mi chiedo fino a che punto possa andare far allenare in un campetto di dimensioni ridotte dei giocatori professionisti. Tra l’altro ci sono problemi legati alle condizioni della struttura di Nesima. Noi al Catania cominciammo con Monte Po, poi Massannunziata. Ci sono tante cose che puoi fare. Mi organizzerei per tempo nel rilevare una struttura adeguata“.
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