Ai microfoni di Radio Studio Centrale, nel corso della trasmissione ’60 minuti’, il giornalista catanese di Sky Sport Peppe Di Stefano ha parlato del Catania, ribadendo l’importanza di pazientare per vivere un futuro migliore. Ecco quanto evidenziato:
“Dicevano i grandi dirigenti del calcio italiano che il tempo è un’arma. Soltanto attraverso il tempo ed il lavoro arrivano i risultati. Io penso che il tempo sia una caratteristica di ogni cosa della vita, soprattutto di una società di calcio. Impossibile quando sei partito da zero non avendo neanche i palloni ribaltare un mondo. Serviva e servirà solo tempo, sono state indovinate delle scelte, altre sbagliate. Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno nella mia vita e credo in questo gruppo, in questa società e dirigenza. Penso quello che pensavo tre anni fa, cioè che dopo l’esperienza con Sigi bisogna reputarsi fortunati ad avere un progetto. Poi non è detto che si arriverà subito in B, in A, però è bello viverlo un progetto perchè ci sono delle piazze che addirittura non hanno progetti”.
“Io molto spesso mi trovo con tanti colleghi qui a Milano a ragionare sulle realtà legate ai nostri territori. Ci sono decine di club che hanno magari un miglior presente ma non la certezza di un futuro. Nel calcio per costruire un castello si devono mettere le fondamenta. Quando realizzai la prima intervista a Pelligra conoscendo Grella, percepivo quella forma di euforia che aveva e credo abbia ancora oggi lo stesso Pelligra. Quando si parlava di acquisti di giocatori Grella placava il presidente per dire di non pensare solo al calcio dei grandi ma anche al centro sportivo, ai giovani, perchè soltanto diventando un club sostenibile – famosa frase che volte ci fa attirare le antipatie o l’ironia dei tifosi – puoi creare le fondamenta vivendo per una vita intera nel calcio“.
“Bisogna aspettare che questo club diventi sempre più solido, anche in termini d’esperienza, e che qualche errore diventi poi una scelta indovinata, che qualche allenatore sbagliato diventi poi indovinato, che qualche giocatore invece di volere andare via voglia rimanere. Io confermo che la Serie C girone C è una Odissea, uscirne prima possibile è la cosa più importante ma facendolo con intelligenza e raziocinio. Catania è speciale, i miei colleghi rimasero sconvolti pensando che i festeggiamenti di qualche anno fa fossero per la vittoria di un campionato di Serie D. Bisogna anche accettare il sentimento di frustrazione della gente, che non è odio. Ricompattiamoci e ripartiamo. Se il Catania non avesse sbagliato 3-4 partite forse parleremmo d’altro in questo momento, purtroppo è la vita e non si può tornare indietro ma chissà che il meglio non debba ancora venire”.
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