PAGLIARA: “Pelligra e Grella devono cambiare qualcosa nella governance. Andando a tentoni non si potrà mai andare lontano. Serve chiarezza nel progetto”

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Il dirigente sportivo Fabio Pagliara, presidente della Fondazione SportCity nonché tifoso del Catania ed ex collaboratore etneo durante la gestione Gaucci, parla ai microfoni di ‘Spazio Sport Live’, su Sicilia 242, delle problematiche in casa rossazzurra:

“Quando sono tante le aspettative e le speranze, quando si è fatto sognare, perchè il presidente Pelligra ha detto che in 5 anni andava in Champions League, hai alzato l’asticella. I risultati sono quelli che sono ma soprattutto credo che ci sia un tema di coerenza tra quello che si dice e quello che materialmente viene fatto. Sono state spese molte risorse, i tifosi del Catania hanno generato un grandissimo contributo anche in termini economici. Da questo punto di vista la prima cosa necessaria da fare credo sia un pò di autocritica. L’analisi del dirigente sportivo deve essere feroce anche in senso autocritico, proprio per poi cercare di porre i rimedi, perchè la proprietà i fondi li sta mettendo, la città risponde, l’ambiente nazionale crede e vuole che il Catania vada avanti. E evidente che le responsabilità ci sono e non si deve buttare l’acqua sporca con il bambino dentro, ma essere molto lucidi. Questo parte da un meccanismo in cui si deve essere seri, riconoscere una serie di errori intervenendo affinchè non si prolunghino”.

“In questo momento non si può accusare il Catania del fatto che uno vinca o perda. Nel calcio purtroppo ci sta. Ci sono squadre costruite per stravincere i campionati e non ci sono riusciti, squadre che invece erano nate magari in maniera approssimativa hanno vinto, ma il progetto che c’è dietro deve essere chiaro, dove alcune cose – proprio perchè si è competenti – si devono dire con estrema serenità. Alcuni di questi temi che hanno portato disaffezione secondo me sono frutto di alcuni errori che devono essere sollevati e sulle quali occorrono delle risposte chiare. Faccio un esempio concreto: una squadra di quel livello si può allenare in un campo piccolo come il Cibalino? La risposta ovviamente è no, non è pensabile. Allora si deve dire anche da un dirigente del Catania che si assume le responsabilità che questo non è possibile farlo fino a che non si riesce a costruire l’impianto di Nesima che per la legge italiana, motivi regolamentari, amministrativi, eccetera si potrà realizzare entro un certo lasso di tempo. Oppure, comprare Torre del Grifo se non quando è un affare e quindi aspettare. La mancanza di chiarezza su alcuni di questi punti, alla lunga crea uno stress nei tifosi perchè poi non riusciamo capire il progetto che c’è dietro. Mi riferisco anche al lato tecnico. Ad esempio quando dici che Castellini non andrà mai via e poi viene ceduto, fai la squadra per salire e poi lanci i giovani. La chiarezza nelle risposte e negli obiettivi deve essere una fonte di certezza“.

“Specie in un mondo del calcio che oramai è gestito da fondi, non si può non tenere conto del romanticismo del tifoso, è sempre più auspicabile che una quota minima, come avviene in Germania e in altri posti, sia della città non come azione di controllo ma come supporto concreto a una proprietà che viene da fuori e sostanzialmente non può sapere com’è il calcio italiano e l’ambiente etneo. Il problema di tutto il meccanismo di queste proprietà straniere è che applicano un modello di sviluppo diverso, che in Italia non è pensabile. Allora la governance va in corto circuito completamente. Da questo punto di vista Pelligra e Grella devono cambiare un pò la parte di governance, riuscendo a capire che il modello anglossassone è vincente ma va calato in una località globale ma anche locale, perchè Catania è fatta dai catanesi, dai tifosi, dalla città. Senza questo aspetto iniziale le aspettative saranno quasi sempre deluse”.

“Se un atleta come Castellini – giovane promettente, in gamba, simbolo della Catania che ce la può fare – preferisce andar via quando Catania ha un progeto di un certo tipo, vuol dire che qualche problema c’è. Lui sarebbe dovuto restare a Catania per capacità, rosa, ambiente tale da essere il simbolo della promozione in Serie A tra quattro anni. Queste critiche costruttive servono anche per stimolare degli aspetti positivi. Poi succede che magari le cose si sistemano e vinci i playoff, ma l’approccio deve essere costruttivo. Se in due anni i problemi ci sono, si deve fare un’analisi attenta e intervenire“.

“Se si punta sui giovani ripartendo quasi da zero non si può promettere di farlo in tempi stretti perchè un programma col settore giovanile serio diventa a lungo termine. Squadra in difficoltà? A volte dai momenti peggiori può esserci la scintilla per ripartire. Io mi aspetterei uno scatto d’orgoglio molto forte dalla squadra nei confronti della città e dei tifosi, in questo clima così pesante non escluderei che si possa ritrovare compattezza. Credo che si debba lavorare molto in seno al Catania anche sotto l’aspetto psicologico del gruppo, riuscendo a risvegliare gli occhi della tigre. La politica degli alibi è finita e non è pensabile che calciatori che approdano alle pendici dell’Etna non colgano l’opportunità di giocare in una piazza del genere. Il Catania deve ancora provare a giocarsela in chiave playoff nel rispetto dei tifosi, della città, trovando le motivazioni. Nello stesso tempo è evidente che tutti ci aspettiamo sul piano progettuale e gestionale una chiarezza definitiva, dicendo le cose ma essendo conseguenti rispetto a quello che viene detto. Cominciando a misurare le dichiarazioni che vengono fatte nell’interesse di tutti quanti, perchè nello sport le cose costruite sono frutto di lavoro, scelte, strategie, a poco a poco. Andando a tentoni non si potrà mai andare molto lontano“.

Le potenzialità per fare benissimo ci sono in questa proprietà. Se non avesse un progetto serio, io credo che la cosa più corretta sarebbe cedere la società. Non penso sia una grande difficoltà avere fondi stranieri per investire a Catania, ma sarebbe una sconfitta per tutti. Probabilmente il Gruppo Pelligra ha sbagliato qualcosa in questa fase operativa e andranno rivisti alcuni aspetti manageriali. Io penso che ancora ci siano termini e modi per dare un’assestata e una svolta in positivo in questi mesi, non sarei così pessimista in tal senso e, pur non conoscendolo, Grella – con tutti i difetti che possiamo avere come tutti – mi sembra una persona che capisce di calcio e vuole bene al Catania“.

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