L’ex portiere del Catania Mariano Andujar, attuale Direttore Sportivo del Banfield, alla trasmissione ‘Futura Gol’ (canale 199) si sofferma sulla stagione sin qui disputata dal Catania. Ecco quanto evidenziato:
“Ho vissuto degli anni meravigliosi a Catania, cinque anni in cui abbiamo fatto tanto, tanto bene, e poi mi porto dietro un sacco di amici. Al di là dell’esperienza vissuta in Italia a Palermo e Napoli – è stata una gioia, un piacere giocare in una squadra così importante – i cinque anni di Catania me li tengo stretti perchè è stato un bel periodo. Gruppo WhatsApp degli argentini? Ce l’abbiamo ancora. Ci fa piacere perchè abbiamo vissuto tante cose belle insieme, parliamo anche con Angelo Scaltriti, Orazio Russo, ci teniamo in contatto non solo noi argentini ma un pò tutti. Resta l’amicizia, quella vera. Spero di tornare al più presto a Catania”.
“Difficoltà del Catania a risalire? Penso che la Serie C sia il campionato più duro di tutti. Ho sempre detto che salire dalla C alla B e molto più difficile che dalla B alla A. Ci vuole pazienza, so che è difficile parlare di pazienza in una piazza così calorosa e importante come Catania, però la vittoria di Monopoli può portare tanto entusiasmo. Non si sa mai come andrà a finire, il campionato di C è molto complicato. Io mi auguro e auguro al Catania di salire in B. Secondo me però è meglio porre delle basi solide, ristrutturare la società e crescere pian pianino piuttosto che salire subito in Serie B e poi rischiare di ritornare giù. Se mi piacerebbe lavorare a Catania? Adesso c’è una società che punta su Grella, Bresciano, gente molto più preparata di me ed esperta. Io ancora ho tanta gavetta da fare prima di lavorare in italia, ma è un posto in cui sarei contentissimo di andare”.
“Penso che il Catania dovrebbe dotarsi di giocatori che abbiano davvero la voglia e l’orgoglio di giocare nel Catania, facendosi anche un nome nel calcio italiano, dimostrando di essere capaci e all’altezza della piazza. Giocare a Catania non è come farlo da un ‘altra parte, è diverso. Il ‘Massimino’ ti applaude a fine partita quando tutti lottano in campo. Non c’è altro da fare. Noi argentini in quegli anni vissuti insieme con Morimoto e tutti gli altri componenti del gruppo, abbiamo capito l’importanza di questo aspetto. Sapevamo che contro chiunque c’era da lottare. Puoi perdere, vincere, fa lo stesso. Se tu dimostri di sentire veramente la maglia, dalla città vieni ricordato positivamente. Io ho fatto tante buone parate o meno buone, penso però che nessuno possa dire che non davo tutto me stesso in campo. Quando non ci sono dubbi sull’impegno di un giocatore va tutto bene. Ai calciatori del Catania dico di mettercela tutta con grinta e voglia, di lottare. La gente di Catania si aspetta questo. Niente di più”.
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