Ci risiamo. Il Catania comincia il 2025 pagando a caro prezzo le ingenuità che spesso hanno caratterizzato la prima metà del campionato, palesando i soliti limiti in fatto di continuità nell’arco dei 90′. In quella che poteva e doveva rappresentare la gara della svolta, i rossazzurri scoprono di essere ancora prigionieri dei propri limiti.
La sfida alla capolista ha messo in mostra un Catania che per circa 70 minuti ha tenuto bene il campo, adottando un atteggiamento per lunghi tratti aggressivo. La pressione in avanti della squadra di Toscano ha, probabilmente, sorpreso il Benevento che ha rischiato seriamente di soccombere davanti ai propri tifosi. I rossazzurri, però, si sono autenticamente buttati via. Prima hanno avuto carattere e personalità ribaltando il risultato con i gol di Inglese (sempre lui) e Jimenez (prova e gol super); poi, nei 20/25 minuti finali, quelli decisivi nell’economia di qualsiasi partita, è mancata l’attenzione nei dettagli e nei particolari, la ferocia e cattiveria agonistica nei duelli che aveva contraddistinto in precedenza la performance del Catania.
L’atteggiamento della squadra è mutato proprio quando Jimenez e Stoppa hanno abbandonato il terreno di gioco (spegnendosi di fatto la luce dal centrocampo in su). I neo entrati avrebbero dovuto trasferire un messaggio diverso ai compagni. Toscano puntava forte su di loro. Giocatori esperti come Di Tacchio (con l’attenuante che non giocava da mesi), Guglielmotti, Verna e D’Andrea non hanno suonato la carica, limitandosi a svolgere il compitino in un incontro dove cuore, testa e gambe dovevano prevalere su tutto. In aggiunta a questo, ha fatto la differenza la gestione dei cambi ad opera del Benevento che, nell’arco dei 90′ più recupero, ha evidenziato una condizione fisica ottimale potendo sfruttare una panchina più ampia e di qualità con giocatori perfettamente funzionali alle esigenze tecnico-tattiche del proprio allenatore.
Il Catania, passato dal 3-4-2-1 al 5-3-2 nel tentativo di contrastare l’assetto offensivo giallorosso nella fase più delicata della gara, non ha saputo opporre adeguata resistenza palesando errori difensivi fatali. Le parate di Manfredini hanno fatto il resto. Ai punti gli etnei non meritavano sicuramente la sconfitta (checchè ne dica Auteri), ma le grandi squadre sono quelle che, in tutti i modi, se vogliono conquistare un risultato importante riescono nell’intento anche ottenendo le classiche vittorie “sporche“. Il Catania manca per l’ennesima volta all’appuntamento con il salto di qualità, leccandosi le ferite e ripartendo con i limiti di sempre. In attesa di squilli dal mercato di riparazione per provare a rilanciare una stagione fin qui avara di soddisfazioni.
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