Una partita che evoca tanti ricordi, uno dei più dolci nella storia del Catania e al tempo stesso tra i più amari per il Taranto, la finale playoff che nel 2002 sancì la promozione in B dei rossazzurri. Oggi lo scenario è ben diverso, con il Catania che stenta a decollare ed il Taranto alle prese con l’incertezza societaria sul passaggio di proprietà agli americani del gruppo Apex di Mark Campbell ed i ben 10 punti di penalizzazione subiti dalla giustizia sportiva. In attesa della scadenza del 16 dicembre per il pagamento di stipendi e tasse, in casa Taranto non si respira un clima sereno. L’ultimo posto attuale con 3 punti in classifica non può fare dormire sonni tranquilli, ma guai a ritenere scontata la vittoria del Catania a Taranto.
Prima di tutto considerando il rendimento altalenante degli etnei, in seconda battuta perchè il Taranto si è dimostrata dopo 17 giornate una squadra “pazza” nella misura in cui ha lasciato per strada tanti punti ma anche fermato sullo 0-0 il Trapani, ha reso la vita difficile al Crotone, è andato a vincere addirittura ad Avellino e piegato la resistenza di una avversario forte come il Cerignola. Motivo in più affinchè il Catania non sottovaluti l’impegno dopo i 2 punti persi ingenuamente contro la Cavese che si sommano alle altre occasioni sprecate.
La robusta penalizzazione rende davvero complicatissima la missione salvezza. Attualmente siede sulla panchina tarantina il tecnico promosso dalla Primavera Michele Cazzarò, dopo il breve periodo di gestione Gautieri. Con l’ex centrocampista rossoblu al timone, la squadra ha raccolto sei punti nelle ultime cinque giornate di campionato – come il Catania -. Cazzarò ha provato a scuotere il gruppo sul piano nervoso e motivazionale. Sembrava esserci riuscito dopo i sorprendenti successi al cospetto di Avellino e Cerignola, ma le difficoltà c’erano e continuano ad esserci.
Il recente ko nello scontro diretto con la Juventus Next Gen ha complicato ulteriormente i piani ad una squadra con l’acqua alla gola, chiamata ad uno scatto d’orgoglio per reagire. 28 reti al passivo e 10 all’attivo per un totale di 3 vittorie, 4 pareggi e 10 sconfitte. Questo il ruolino di marcia del Taranto con 13 punti sul campo.
Punti di forza del Delfino, che è solito giocare con il 3-5-2 oppure un trequartista alle spalle delle due punte, è il laterale destro Mastromonaco, giocatore-simbolo della squadra con più di 130 gettoni di presenza che eccelle nella corsa, nel dinamismo, disciplinato sul piano difensivo. Nella corsia opposta è un altro tassello prezioso l’esperto Contessa, che ha saltato le ultime gare per infortunio.
Nel pacchetto arretrato si segnala un profilo valido per la categoria, quel De Santis che in passato ha militato in rossazzurro trovando però pochissimo spazio. Attenzione a Shiba, difensore di proprietà del Sudtirol da tenere d’occhio sulle palle inattive (2 gol per lui finora). A difesa dei pali Del Favero è un portiere possente fisicamente, scuola Juve.
In mezzo al campo spicca il temperamento e la capacità di dettare i tempi di Matera, Fiorani è un profilo duttile e di buon livello. In posizione offensiva ci si affida all’estro di Giovinco, altro ex di turno, che tuttavia non è riuscito ad incidere finora, mentre Zigoni è un attaccante sempre insidioso che vanta una certa esperienza nei campi di B e C; Fabbro è una punta che attacca gli spazi, taglia l’area, gioca molto per la squadra, Battimelli un giovane centravanti con prospettive interessanti.
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