Davvero deludente. Come il Catania dopo un avvio di stagione entusiasmante sia imploso così non è però un mistero inspiegabile. Stanno emergendo infatti alcuni limiti strutturali dell’organico, acuiti dagli infortuni, mentre alcune scelte di mercato imposte dalle difficoltà della proprietà in estate hanno fatto il resto, non permettendo di completare la rosa come si era programmato di fare. Certo neanche questo giustifica del tutto il rendimento della squadra, ieri costretta a rimettere insieme i cocci dopo un’altra sconfitta clamorosa per come è maturata.
Allo Scida di Crotone il festival degli orrori. Partendo dagli errori gravissimi della difesa e del portiere in particolare, passando per l’assenza di reazione. Un pugile in balia dell’avversario, questo è stato il Catania per un tempo, poi nella ripresa dopo una fase di equilibrio la concessione di qualche spazio di troppo ha permesso ai rossazzurri di credere ad una rimonta che sembrava impossibile e che comunque non si è concretizzata.
Neanche Toscano, a fine gara, ha saputo dare risposte definitive, trincerandosi dietro un sincero – ma anche confuso – “dobbiamo continuare a lavorare, c’è poco da parlare e tanto da fare”. Ha ragione, ma dirlo – appunto – non basta. In questo momento anche dall’allenatore, per quello che è il suo bagaglio di esperienza e di bravura, c’è bisogno di ricevere un feedback più concreto. Non è concepibile che una squadra “ambiziosa”, come viene definita dai protagonisti, si inceppi e non vinca da cinque partite.
Se questa non è una crisi, davvero allora non sappiamo cosa lo sia nel contesto calcistico, in particolare se il tuo obiettivo stagionale è vincere. Ancora una volta è necessario affrontare il discorso temperamento e mordente, ed è assurdo doverlo fare. Davvero c’è bisogno di psicanalizzare, ogni anno, i giocatori arrivati alle falde dell’Etna? Una storia vista e rivista. Nonostante tutto, ma con piena volontà di non illudere nessuno, con una svolta il Catania potrebbe ancora essere competitivo, ma oggi pensarlo è una chimera e la realtà ci porta a ben altre riflessioni.
La dirigenza batta un colpo, si faccia sentire, soprattutto lo faccia la proprietà il cui piano programmatico – lo ricordiamo – prevede la vittoria quest’anno per onorare il piano di rilancio presentato nel momento in cui si verificò l’insediamento post fallimento, a seguito della procedura indetta dal Comune per l’assegnazione del titolo sportivo in Serie D.
Catania ha bisogno di altro, di programmi chiari e risultati tangibili, non si costruisce così un campionato votato alla vittoria. Dopo il festival degli orrori arrivano altre partite cruciali, al Catania tocca la responsabilità di non far pendere sulla propria testa una sentenza prematura sulla corsa per il titolo e la promozione.
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