L’ex allenatore del Catania Michele Zeoli, intervenuto a Futura Gol, focalizza l’attenzione sul livello di competitività nei piani alti della classifica del girone C di Serie C e sulla squadra rossazzurra, aggiungendo una serie di considerazioni personali:
“E’ una classifica con tante sorprese. Anche se per chi conosce il girone, lo è fino ad un certo punto. Dal Crotone in su, tra zona playoff e vittoria del campionato, se la giocheranno tutte, gli altri dovranno un pò soffrire. Diverse squadre hanno cambiato pochissimo lassù. Cerignola, Monopoli, Potenza e Giugliano hanno più o meno lo stesso gruppo dell’anno scorso. Il Benevento ha puntato sui giovani dopo essersi portato avanti dei contratti particolari negli anni. Si permette di tenere in panchina gente come Starita, Lanini. L’Avellino ha rinforzato la squadra dell’anno scorso con una panchina devastante. Il Catania è tra le squadre ad avere cambiato più di tutte e non si trova in una posizione deludente, ma pesa la mancata vittoria contro il Latina. C’è un momento di involuzione del Catania e di delusione dei tifosi, ma la fiducia e la positività devono essere sempre al primo posto“.
“La classifica è corta, ci sono tante squadre, ognuna con il suo modo di vedere il calcio. Alla fine non so chi vincerà, ma io penso che i calciatori siano fondamentali a 360 gradi. A livello difensivo Catania in primis, Benevento e Avellino sono le più attrezzate del girone. In questo momento la squadra che vedo più completa è l’Avellino. Poi magari piace come gioca il Benevento ma ogni volta che arriva la palla nell’area di rigore dei sanniti percepisci la possibilità che prendano gol. Il Catania ha preso un’altra strada. Fino ad un paio di settimame fa avrei firmato per quel tipo di strada. Adesso mi aspetto un pò di più dai giocatori rossazzurri“.
“Io nella passata stagione ho condiviso dei mesi stressanti ma anche molto importanti a Catania che mi porterò sempre dentro, legando con tutti anche se ho avuto delle discussioni con qualcuno. Ma in attacco l’anno scorso c’erano calciatori importanti. Questa è una mia opinione personale. Non voglio fare nessun tipo di polemica”.
“Ci sta che il Catania abbia rinnovato completamente l’organico? Nel momenti in cui consideri il campionato dell’anno scorso fallimentare, cambi totalmente, è legittimo da parte della società fare dei cambiamenti. Poi il tempo dirà se è stato giusto così. Da calciatore io persi una finale playoff a Messina, Gaucci mandò via 10 giocatori e 10 li ha tenuti, l’anno successivo ha vinto. Ognuno sceglie la propria strada, poi i risultati ti portano in alto o in basso”.
“In questo momento il giocatore che manca più di tutti al Catania è Di Tacchio. Gli altri non me ne vogliano, ma sono sostituibili. Di Tacchio lo vedo anche come un allenatore in campo, e poi sembra banalissimo ma è l’unico mancino che il Catania ha centrocampo. Se il mister vuole giocare con due trequartisti, il mancino la prima giocata che riceve è l’imbucata diretta e un tempo in meno e non ce l’ha. Sturaro? Giocatore che non si discute. Stefano con me non stava bene fisicamente e si è sacrificato dando una mano alla squadra, a Padova idem finchè si è fermato. Sturaro l’anno scorso praticamente non c’è stato. Potrebbe essere un nuovo acquisto per il Catania adesso, ma per me Di Tacchio è davvero il giocatore fondamentale per il centrocampo rossazzurro per tempi di giocata ma anche di uscita sulla pressione avversaria. Piccoli dettagli che per un allenatore sono importanti”.
“La scelta di Carpani e Luperini cercando spesso gli esterni con dei cross poteva portare forse qualcosa di più a Torre del Greco, ma a conti fatti se andiamo a vedere il gol di Inglese fino a quel momento ha avuto ragione la strategia di gara di mister Toscano. Fermo restando che se io sono una squadra di un certo peso devo essere più forte anche degli arbitri. L’arbitro può piacere o meno ma devi giocare anche tenendo conto che ci sono tante variabili in una partita di calcio e in campo c’è il giocatore. Undici contro undici, comunque, il Catania non avrebbe mai potuto rischiare di perdere”.
“Chi veste la maglia del Catania sa, o comunque deve sapere, che non è la stessa cosa da altre parti. Va spiegato ai ragazzi. Finora il mister ha dato a tutti possibilità di miutaggio, c’è da dare ancora di più. Ribadisco che sono i giocatori che scendono in campo. Il Cesena l’anno scorso aveva tre attaccanti che facevano gol ma con i GPS che andavano in esplosione, nel senso che facevano un tipo di pressione forte e devastante. Non me ne voglia nessuno, ma adesso non vedo nel Catania questo tipo di pressione. Inizialmente sì, ma è come quando vai a scuola e la prima interrogazione la fai bene. Quando ti presenti al Massimino la prima volta, la cosa più difficile è confermarti nelle partite successive – lo sottolineo duemila volte – entrando in questa città, nel modo di pensare e vivere le situazioni. Qualsiasi giocatore che viene a Catania deve capire che può entrare nel cuore dei tifosi, essere un simbolo, lasciando il segno. Comprendendo che può regalare un sogno a tanti bambini appassionati, soprattutto. Bisogna volerlo”.
“A Catania è più difficile fare l’allenatore che il giocatore, non pensavo mai di violentarmi così tanto a livello emotivo e fisico, lasciando da parte tutte le persone che ti stanno vicino. Non dico che era una missione, ma potevo anche non accettare di allenare il Catania, magari oggi sarei nei quadri dirigenzali del club. Preferisco avere passato dei mesi di passione, qualcosa di immenso, piuttosto che timbrare il cartellino per quattro anni. Se i tempi sono maturi per tornare in Serie B? L’ultima volta risale ai miei tempi da calciatore del Catania. Penso sia arrivato il momento di sfatare questi numeri, spero che il Catania riesca ad andare in B direttamente“.
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