L’ex calciatore rossazzurro Adrian Ricchiuti, ai microfoni di Unica Sport torna sulla splendida esperienza vissuta con la maglia del Catania, soffermandosi anche sulla situazione attuale in casa rossazzurra con tante riflessioni. Ecco quanto evidenziato:
“Il Catania di Mihajlovic funzionava bene perchè quei calciatori avevano le palle. In quella squadra c’erano giocatori tecnicamente forti ma soprattutto con grossi attributi. Basta vedere le gomitate che Spolli dava agli attaccanti, che ancora se le ricordano, Carbone faceva legna a centrocampo. Io da quando sono andato via da Catania ripeto che non è facile giocare ai piedi dell’Etna, devi avere qualcosa che va oltre la tecnica. Se non hai animo e attributi fatichi perchè Catania ti mette pressione, tante cose che se non sei abituato a viverle fai fatica”.
“Io ho sempre detto che Rimini e Catania sono le città più importanti della mia carriera calcistica e della mia vita. A Rimini ci abito, la mia compagna è di Catania e quando posso torno volentieri, ho tanti amici a Catania che per me è una città fantastica. Ma è soprattutto la gente di Catania che mi manca, perchè io sono sempre stato abituato a vivere la gente. Andare al mercato tutti i giorni era bello. Io mi sono sempre definito un giocatore della gente. A me piace frequentare le persone, sia quando le cose vanno bene che male”.
“Come si vince la Lega Pro? Quando la vinsi a Rimini eravamo una squadra molto forte, già ci conoscevamo dall’anno prima. Non puoi smantellare ogni anno tutta la squadra per rifarla nuova, può andare bene qualche volta ma al 99% no. Il Catania deve ripartire da una base solida mettendo qualche innesto. Noi a Rimini l’anno prima arrivammo ai playoff, poi qualche acquisto di spessore ci ha portati a battere squadre importanti l’anno successivo come Napoli, Avellino, Reggiana, Foggia e siamo arrivati primi, vincendo quello che rappresenta il campionato più difficile. Perchè è davvero difficile uscire dalla Serie C, più complicato rispetto alla B“.
“Toscano ha schierato tanti giovani in Coppa Italia? Prendendo 5 gol, per una squadra come il Catania vuol dire che non te frega niente della Coppa. Ed è sbagliatissimo perchè parliamo pur sempre di una piazza importante come Catania. Io non sarei contento di prendere 5 reti anche se in coppa. L’impiego dei giovani mi sta bene ma fino ad un certo punto. In questo modo che vetrina hai dato ai giovani? Sono andati allo sbaraglio. Posso capire che se la giocano a pari livello, inserendo i giovani gradualmente ma con una base sotto. Dire che hai schierato un giovane solo perchè ha fatto una presenza a cosa serve?”.
“Che sensazioni mi hanno dato Pelligra e Grella, avendoli incontrati? La scorsa stagione li ho portati a mangiare a Rimini, nel posto di un amico mio ma non ho parlato molto con loro. Sicuramente non credevano che la C fosse così, stanno trovando delle difficoltà, Faggiano ha accusato qualche problemino e non si capisce bene se sia sempre presente o meno. In questo momento Toscano non può impiegare giocatori che fanno la differenza, Di Tacchio su tutti, un amico che è stato mio compagno di squadra all’Entella. Secondo me questo Catania non dà l’impressione di essere una squadra solida che può frantumare il campionato, ma spero che con il recupero di determinati giocatori possa dare qualcosa in più, seconde me ha le potenzialità per farlo”.
“Perchè tanti infortuni? Capisco le difficoltà del mister, specialmente per i tanti infortuni a centrocampo. Succede anche che chi rientra, poi si fa subito male. Non è una bella sensazione ma io sono del parere che quando c’è un infortunio sia inutile affrettare i tempi. Credo che lo staff sanitario attuale sia di grandissimo livello, conosco molto bene il dott. Riso, mi ha curato. Non dipende sempre dal medico sociale ma da tanti fattori, non bisogna dare sempre la colpa al dottore”.
“Ho sempre avuto il desiderio di assistere ad una parte del Catania dalla curva. Quando tornerò in Sicilia mi piacerebbe farlo, vivere il calore dei tifosi, capire come ci si sente ad essere ultras e cantare. Se mi sento con qualche ex compagno di squadra in rossazzurro? Barrientos è presidente della sua squadra del cuore ed è diventato papà, mi sento con Izco, Llama, ogni tanto ci scriviamo su Instagram, WhatsApp. La cosa bella è quando scrivo e qualcuno mi risponde subito, questo per me vale più di un amicizia. Vuol dire che mi sono sempre comportato bene con i miei ex compagni ed ho lasciato tanto affetto. Con Barrientos siamo quasi fratelli perchè abbiamo fatto insieme delle cose bellissime a Catania e gli voglio un bene dell’anima”.
“Il 3-1 del Catania contro l’Inter di Mourinho? Gara spettacolare. Il direttore la caricò a pallettoni, beccandosi spesso in settimana con Mourinho. Quando affronti squadre come Milan, Inter e Juve tu devi essere sempre al 110% per batterle e loro non al 100% ma al 60-70%, noi quella volta al di là dello svantaggio disputammo una partita strepitosa sotto tutti i punti di vista. Grande merito a Mihajlovic ed al suo staff. Sinisa ci inculcava nella testa la mentalità di vincere anche fuori casa, esprimendo un buon calcio. Questo ci diede una spinta in più per dimostrare che il Catania poteva stare tranquillamente nei piani alti della Serie A”.
“Fuori lista? Chi non va via da Catania perchè non accetta la destinazione non ama il calcio. Anche in questo caso ci vogliono gli attributi. E’ facile stare in un posto dove si vive e mangia bene e non giocare finchè non trovi la bella destinazione. Io sono stato giocatore e purtroppo noi calciatori abbiamo dei benefici che tanti lavoratori non hanno. Se ti rifiuti di andare via, vuol dire che hai poca personalità e dunque a Catania non puoi giocare. Io, per come amavo il mio lavoro, se non avessi giocato per sei mesi sarei diventato matto. Chiricò? Tecnicamente penso sia uno dei più forti, purtroppo non basta solo quello nel calcio. Servono anche altre qualità”.
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