Nel corso della presentazione del libro “Girotondo Rossazzurro” di Orazio Provini, tra gli ospiti c’era anche l’ex presidente del Catania Riccardo Gaucci. Queste le sue parole evidenziate, ricordando i suoi trascorsi alle pendici dell’Etna:
“Tornando indietro nel tempo, devo dire che è stata fatta una gran cosa a Catania. Il primo anno che arrivammo promettemmo subito la Serie B. Un anno difficilissimo, partimmo molto male venendo criticati, poi nel girone di ritorno ci fu un filotto incredibile con Guerini in panchina arrivando a giocarci la finale playoff col Messina e purtroppo l’abbiamo persa. Era dura ricaricare le pile dopo un entusiasmo che era arrivato alle stelle. Fu difficile ma mi sono rimboccato le maniche insieme a papà, che dava una grande sostegno”.
“L’anno dopo non abbiamo sbagliato ma avevamo con noi una città intera. Gli stessi giocatori avevano una voglia incredibile di portare la B a Catania. L’emblema della finale playoff di Taranto fu Eddy Baggio, mai stato un cuor di leone ma che poco prima di iniziare la partita con la lettera B stampata sul prato, in mezzo al campo prima di battere il calcio d’inizio va da Bonomi e gli dà una spallata come per dire ‘oggi ci siamo e vinciamo contro tutta Taranto'”.
“Vivere con papà era veramente tosto. Ogni settimana se non si vinceva c’era il rischio di cambiare allenatore. Non era semplice fare da filtro e cercare di proteggere la squadra, ma anche lui ha fatto assolutamente la sua parte. A Taranto nella gara d’andata dove segnò Finì, il primo tempo si concluse 0-0 tra mille risse in campo e nel sottopassaggio, lui entrò negli spogliatoi… avete presente un uragano? Se la prese con Fini. «Tu non puoi giocare, devi uscire, non sei più un giocatore!», gli disse. Voleva sostituirlo, io lo portai via. E’ scattato qualcosa dentro la testa di Fini e la prima palla che gli è capitata l’ha buttata sotto il sette, fu la rete che ci portò in Serie B!”.
“Quando cedemmo il Catania a Pulvirenti si trattò di una decisione sofferta ma inevitabile perchè io venivo quell’anno dal Caso Martinelli, ero davvero finito dopo essere andato in giro per tutti i tribunali d’Italia per difendere il Catania. Non avevo più la forza. Avevamo il Perugia, la Sambenedettese, il calcio a 5, ma Catania è una piazza che deve rappresentare la prima realtà, non può passare in secondo piano. Quell’anno siamo stati primi per gran parte del girone d’andata, abbiamo avuto una gran discussione all’interno della famiglia perchè io dissi di prendere 2 giocatori a gennaio per andare in A. Alessandro però diceva che stavamo retrocedendo col Perugia. Ci fu uno scontro abbastanza forte in famiglia e da lì la decisione di vendere il Catania. Auguro a Vincenzo Grella di raggiungere prima possibile la promozione in B. La C è il campionato più difficile del mondo. Forza Catania, sempre”.
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