EX ROSSAZZURRI – Gomez: “A Catania fui accolto come un fratellino. Orgoglioso di portare la bandiera catanese in giro per il mondo”

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Parola all’indimenticato ex calciatore del Catania Alejandro Gomez al podcast Melior De Cinere Cunto:

“Litigavo sempre con Simeone quando sono arrivato al San Lorenzo perchè mi faceva fare tutta la fascia, a me non piaceva, poi lui mi disse che mi sarei dovuto abituare così in Europa per fare il salto di qualità. Poi l’ho ringraziato perchè aveva ragione. Arrivare in un altro Paese, con un’altra cultura, non è facile all’età di 21 anni. Però sono sempre stato molto fiducioso su me stesso, sapevo di potere far bene a Catania“.

“Quando arrivai lì avevo ambizioni importanti, in quanto provenivo da una squadra che lottava per vincere lo scudetto in Argentina. Non riuscivo a capire perchè a Catania dovevamo salvarci, non mi entrava in testa. Mi dissero che l’obiettivo era fare 40 punti, ma io volevo vincere tutte le partite. Mi arrabbiavo tanto per questo, al primo anno. Poi nel secondo con Montella in panchina è cominciata a cambiare la mentalità, sapevamo di essere una squadra tosta, con qualità. Con l’arrivo di giocatori come Almiron e Legrottaglie piano piano ci siamo resi conto che potevamo fare qualcosa di più. Il terzo anno eravamo consapevoli di essere forti, di potere ambire a qualcosa di più importante”.

“Per me è stato importantissimo arrivare in Italia ed avere un allenatore come Marco Giampaolo, un maestro, fondamentale per la mia crescita sul piano tattico, consentendomi di migliorare anche difensivamente. Tutti mi hanno accolto come un fratellino minore quando arrivai a Catania, c’erano tanti argentini esperti ed eravamo molto uniti anche fuori dal campo. Grazie a loro sono diventato quello che sono. Ricordo che nel ritiro pre partita Almiron giocava come un matto alla playstation, io gliela spegnevo, mi voleva ammazzare!”.

“Persone che conoscevi da appena un’ora, a Catania, ti invitavano a mangiare, ad offrirti la colazione, portandoti a conoscere posti nuovi, il mare, per noi era importantissimo l’affetto della gente. Ricordo di Catania un’atmosfera particolare, era molto difficile giocare nel nostro stadio anche per le big. Faceva sempre caldo. Sentivi subito il boato del ‘Massimino’, sembrava come essere in Argentina”.

“Ho fatto tanti bei gol a Catania, ne ricordo uno in modo particolare, siglato alla Roma calciando di sinistro per il 2-1. Io sono sempre stato un tifoso del calcio italiano. Da bambino seguivo la Serie A, mi svegliavo presto appositamente. I miei idoli sono sempre stati Del Piero, Totti, era un sogno per me giocare in A”.

“Sono stati tre anni meravigliosi a Catania. C’è un attaccamento incredibile nei miei confronti dal popolo rossazzurro. Mio figlio più grande è nato là ed è molto tifoso del Catania, per me quello resterà sempre un posto nel mio cuore. E’ nato di fronte al mare, noi siamo molto orgogliosi di portare la piccola bandiera catanese in giro per il mondo. Non so quando ma io voglio portare ancora mio figlio a vedere la città, a vedere il Catania”.

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