Decisiva la vittoria del Catania a Reggio Calabria
14 giugno 1970, una data storica per il Calcio Catania che festeggia la promozione aritmetica in Serie A vincendo 3-1 a Reggio Calabria contro la Reggina con circa 13mila tifosi rossazzurri al seguito. Pirola portò momentaneamente in vantaggio i calabresi al 16’ provando a rovinare la festa etnea. Rispose Bonfanti alla mezz’ora e, a 15 minuti dal termine, Volpato e ancora una volta Bonfanti completarono la rimonta.
Gioia incontenibile per la formazione allenata da Egizio Rubino e festa grande per l’allora Presidente Angelo Massimino che, ad un certo punto, si emozionò così tanto da svenire. Il Catania concluse il campionato di Serie B al terzo posto, alle spalle di Varese e Foggia, mentre Aquilino Bonfanti vinse il titolo di capocannoniere con 13 reti. Per Massimino fu la prima annata da Presidente del Catania, all’età di 42 anni.
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Prendiamo Un Allenatore Preparato di Carattere e che finalmente dia un gioco alla squadra. Quest’anno per il potenziale del Catania il Campionato lo si doveva vincere con 5-7 punti di distacco. Purtroppo la squadra non ha mai avuto un’espressione di gioco. Gli attaccanti quasi sempre isolati. Col Siena in Dieci uomini ,uscito Aya , anziché darà ancora maggiore spinta in avanti inserendo un Centrocampista, ho un’altra punta, si fa entrare un difensore come se dovevamo proteggere il risultato.
L’anniversario di oggi è l’occasione per riflettere su come la storia del nostro Catania avrebbe potuto sorridere molto di più.
Sia le sventure, tra retrocessioni e penalizzazioni sportive, sia le tante gioie inopinatamente strozzate, sono state figlie, nella stragrande maggioranza dei casi, non di difficoltà economiche ma di elementi endogeni ed esogeni di natura irrazionale, generati da elementi emotivi o comportamentali.
Nel 1955, nostro primo anno di serie A, fummo retrocessi dal giudice federale per uno scandalo del quale il nostro peccato, se così doveva chiamarsi, era del tutto veniale rispetto a roba più grossa imputabile a società blasonate che passarono invece impunite.
Nel 1965, dopo cinque stagioni consecutive di A, avevamo una squadra ed un allenatore, Carmelo di Bella, destinati a fare un ulteriore balzo di qualità verso piani ancora più alti del calcio nazionale. Invece, nell’autunno di quell’anno, una serie di incomprensioni con i giornalisti e la dirigenza fecero spazientire il tecnico etneo causandone le dimissioni ed una disgregazione dell’ambiente che non riuscì più a recuperare lo svantaggio delle prime giornate trascinandosi fino ad una balorda retrocessione.
Nel 1971, appena scesi in B, avevamo uno squadrone pronto a vincere la serie cadetta a mani basse. Ma la nostra gente, tra squalifiche di campo a ripetizione, fece di tutto per rovinarsi da sola la festa, riuscendoci amaramente a fine stagione.
Discorso speculare anche nella successiva annata.
Nel 1973 Angelo Massimino, troppo emotivo e sensibile alle provocazioni altrui, cedette per orgoglio la sua società all’ex sindaco Coco.
Che incapace e presuntuoso come fosse ci portò dritti verso la prima retrocessione in Serie C della storia.
A gennaio 1985, alla fine del girone d’andata eravamo terzi in serie B e pronti a risalire subito in A grazie all’eccellente lavoro del diesse Giacomo Bulgarelli. Garbato e competente quale fosse la gente aveva imparato ad amarlo.
Un “possesso” sul club etneo che evidentemente non andava giù al Cavaliere Massimino le cui scenate portarono l’ex leggenda del Bologna ad abbandonare la società.
Risultato: crollo verticale nel girone di ritorno e salvezza stentata all’ultima giornata sul campo di Cagliari.
Nell’autunno del 1987 una frangia di pubblico tanto violenta quanto incompetente e poco lungimirante costringe il presidente Massimino a cedere una società che avrebbe riportato tranquillamente in serie B. seguirono anni bui di un Catania diretto da un manipolo di squallidi, calcisticamente inetti “dottori” politicanti.
Ad inizio 2007 eravamo nuovamente all’apice della nostra storia sportiva con una formidabile squadra a ridosso della zona Champions League. Poi venne quel maledetto 2 febbraio…
Nel 2012, con Montell a, il Catania era divenuto un gruppo capace di impensierire qualunque squadrone del continente . Poi il litigio primaverile tra Lo Monaco e Pulvirenti – per ragioni ancora ignote ai più – sfascia un giocattolo perfetto che ci avrebbe fatto staccare un biglietto di prima classe per l’Europa.
Parentesi Gasparin a parte, la mancata qualificazione alla Uefa League fu nulla rispetto alle conseguenze ben più nefaste che negli anni a venire quel litigio comportó.
E di cui ancora noi catanesi e tifosi continuiamo a leccarci le ferite.
Senza questi assurdi “colpi di testa” qui sopra raccontati avremmo potuto vivere, dal 1954 in poi , chissà, almeno sei, sette stagioni di A in più.
Molte più in serie B, molte in meno nelle umilianti serie minori.
Forse staremmo ancora a misurarci con Inter e Juve o nella peggiore ipotesi con Frosinone, Empoli o Pescara in lotta per la serie A.
Ed avremmo magari ricordato, con occhi lucidi, le nostre prime trasferte in giro per l’Europa…
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