Devo sentitamente ringraziare tutte le componenti della Noosfera del calcio a Catania, per iniziare.
Con l’aiuto delle vicende drammatiche generatesi, sono riuscito a compiere una serie di esercizi previsti dal piano di studio dell’Università di Nulla è Tutto, uno dei primi Atenei Europei; l’esercizio consisteva nel ricercare e porre l’attenzione su importanti processi che popolano noi stessi, le emozioni. Al di là dello studio che d’altronde è il mio vero lavoro, durante il periodo dell’Essere o Non Essere del Catania Football Club, ho potuto quindi presentare il lavoro ottenendo il pass per la prova intermedia di questo percorso d’ottava.
Ho provato un senso di frustazione potente debilitante, subito compensato dalle folate di Cicerelli, e incredulità della pochezza di alcuni che si lasciano irretire, compensata dalle prodezze del Great Alessio Castellini, purezza al servizio della squadra, i tifosi amano questo ragazzo, capitano e solo per lui, senza sentirsi pressato da questo, lo stadio può essere riempito come un delizioso cannolo di ricotta! Se lo gustasse con Luca Moro sarei un tifoso felice!
Emozioni a gogò e tanto materiale per l’osservazione. Non c’è squadra al mondo capace di suscitare tali sentimenti, sempre in bilico fra una potenzialità da serie A e, non sempre, un’effettualità da Serie D, e la Città vive da tanto questo squilibrio tra una comunità viva, affettuosa, con attitudine allo sport e al tifo, con eccellenze di valore mondiale (Orizzonte Catania) e poi il rivoltante contraltare delle disarmonie del contesto delle dinamiche urbane e civiche. Tutti i mondi sono interconnessi e figurarsi se non lo sono Catania e il Catania.
Sabato arrivo allo stadio, che ho frequentato poco quest’anno con presenza nel girone di ritorno se non ricordo male con Juve Stabia e Potenza (non dimentichiamo il finimondo di Padova che è costato parecchio sotto ogni aspetto). Lasciata la casa di cura dove è in riabilitazione la mamma della mia compagna di vita, nonostante una lieve zoppia per fattori reumatoidi poi risolti, mi abbrancico su Via Bronte, Viale Fleming, Via Milo, Cesare Beccaria e poco manca all’intervallo ma non faccio fila, il Catania attacca e goal, un uomo mai visto mi guarda con grande affetto, non scatta l’abbraccio per eccesso di pudore, solo il tempo di arrivare e avere servita una bella polpetta dal sinistro di Cianci, finalmente un rimpallo propizio. E non di poco.
Ora si può spingere perchè, secondo me, i calciatori sono vicini al punto di equilibrio fra quello che ricevono (non solo finanziariamente) e quello che sono riusciti a dare. La fortuna ha baciato la squadra e il club che hanno potuto beneficiare dell’ospitare tutte le partite di Coppa e di disputare anche la finale davanti al pubblico amico, che per assurdo non era presente, ma lo era con la proiezione mentale ed emotiva dei mitici 20.000 e più sostenitori del Team e con l’aiuto di RaiSport.
Quindi se gli equilibri verranno ristabiliti, potrà succedere che Furlan si manifesta, Monaco si conferma, Quaini difende con acume e imposta, Castellini e compagni tutti riescono a proporre il loro vero, essenziale modo di essere abili calciatori professionisti. Chissà. Non dimentichiamo che il Catania era depennato dal novero nazionale e che gli angeli protettori lassù in alto vogliono per il bene di tutti che la storia continui, perché l’azzurro e il rosso sono i colori più belli che ci siano. Insieme.
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