Messina, Sorrento e Benevento. Tre partite fondamentali lungo il percorso del Catania. In vista del rush finale, riportiamo una serie di riflessioni del giornalista di ‘Live Sicilia’ Anthony Distefano, ospite di ‘Big Chance’, trasmissione a cura della redazione di Chancebet News:
“Non è più tempo di lasciarsi andare ad analisi. Purtroppo c’è da stare a vedere quel che accade di gara in gara. Anche parlando con il tecnico e con i giocatori, a domanda precisa «qual è il problema?», non sanno risponderti nemmeno loro. Sintomo di un malessere che evidentemente non può essere nemmeno spiegato. Quando si trova con l’acqua alla gola è una squadra che sa reagire, quando sa di avere una seconda possibilità il Catania non riesce ad essere squadra. Il problema è dentro il campo”.
“A gennaio la squadra ha ricevuto una sterzata forte dal mercato per potersi rimettere in carreggiata e non l’ha fatto. Questa squadra è certamente più forte delle avversarie da affrontare nelle prossime tre partite, Benevento compreso, poi vai a guardare la realtà dei fatti e devi stare attento alla Turris, alla Virtus Francavilla che è stata fatta resuscitare dal Catania. Hai la spada di Damocle di dovere andare a vincere e fare risultato per forza, senza permetterti di effettuare calcoli. Purtroppo si è arrivati al punto in cui hai tre gare che equivalgono a tre finali di Coppa Italia, giocandotele con il coltello tra i denti”.
“Catania-Messina? Le motivazioni non ti possono giungere semplicemente perchè è un derby. Devono giungere perchè sai cosa stai rischiando. E’ brutto parlare di un momento di esaltazione, bello, anche storico – parola molto inflazionata in questi giorni – con la vittoria in finale di Coppa e poi, qualche giorno dopo, raccontare quello che è il Catania formato campionato. Il Catania è stato troppe volte assente ingiustificato in campionato”.
“Playoff? Tirandosi fuori da questa situazione, magari scatterà mentalmente tutt’altra situazione, ma prima bisogna uscire dalle sabbie mobili. Poi ai playoff non sempre vince la più forte e attrezzata. Vince anche quella che ci arriva con più testa, gamba, che pesca anche il momento di fortuna ritrovando l’intesa tra i compagni. Chi non si augura tutto questo per il Catania? Il punto è che oggi bisogna stare attenti a quel che accade e l’ultima cosa da fare è prendere sottogamba il finale di campionato. La squadra ha molta qualità. Questi non sono giocatori scarsi, ma la qualità non riesce ad essere messa a frutto”.
“La squadra tante volte è stata chiamata a dimostrare personalità, non perché indossi una maglia che è più pesante o leggera rispetto ad un’altra. Dimostrare quanto vali da calciatore. In tante occasioni in campionato purtroppo i giocatori non hanno saputo rispondere alla chiamata. Non credo serva fare proclami in vista di domenica sera, serve semplicemente comportarsi da professionisti in campo. Possiamo chiamare a raccolta tifoseria, stampa, ambiente ma sono i calciatori che scendono in campo. Sono loro che possono tirarsi fuori dalle sabbie mobili. Il pubblico può dare un supporto, ma siamo noi che chiediamo ai giocatori di dimostrare quello che valgono”.
“Laneri? Uno come Laneri probabilmente chiedeva di puntare maggiormente sulla vecchia guardia che aveva vinto il campionato di Serie D. Ma qui bisogna guardare al presente prima che al futuro. Per mille motivi il ruolo di Direttore Sportivo diventerà un ruolo centrale a Catania. Anche perchè attorno alla figura di un D.S. che manca si è riusciti a creare un alibi su tutto. Il Direttore Sportivo avrà un ruolo determinante e gli occhi addosso da tutti. Sostengo che, alla confusione generata dopo l’addio di Tabbiani e Laneri, si è accoppiata una percentuale di presunzione pensando di potere ovviare a quella figura con un allenatore esperto e navigato che conosceva i suoi uomini e avrebbe portato giocatori di suoi gradimento. Inoltre si è pensato di ovviare con alcune figure che sono già all’interno della società. Col senno di poi è stato certamente un errore grave”.
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