“Senza nulla togliere a chi l’ha preceduto: Zeoli ha ereditato una squadra che era stata costruita con le indicazioni di Tabbiani, poi rivoluzionata con i 13 acquisti invernali della gestione Lucarelli. Il tecnico attuale del Catania ha accettato, cosciente dei rischi che avrebbe corso, un gruppo sfaldato da sconfitte ai limiti del credibile. Ha dovuto presto rinunciare a Tello e Sturaro. Ha perso per strada un uomo di enorme equilibrio per l’economia del gioco come Peralta. Poi ha dovuto rinunciare ad altri giocatori: squalificati e infortuni sono routine. Ma il quadro d’insieme gestito da Zeoli faceva davvero presagire pericoli da playout”, evidenzia La Sicilia.
Invece il tecnico rossazzurro “ha vinto la Coppa Italia. Ha portato il Catania fuori dai playout nonostante quel ko col Sorrento sembrava la gara del crollo verticale. Ha lanciato la coppia Di Carmine-Cianci passando al 3-5-2 con quest’ultimo che ha ripagato la fiducia segnando cinque gol, uno dei quali decisivo. Di Carmine ha firmato il rigore del successo sul Messina. Ha impiegato Cicerelli mezzala in un momento in cui Marsura era squalificato, Sturaro fuori uso, Peralta infortunato. Celli è passato da una contestazione continua a una rivalutazione importante”, si legge.
“Perchè il pubblico sta dalla parte di Zeoli? Perchè si sente garantito dal lavoro, dall’impegno, dal senso di appartenenza, anche dal passato di calciatore che lo ha visto lottare come non mai nell’anno della promozione in B durante la gestione Gaucci”. Zeoli viene definito “uomo de core” e “il tifoso verace si riconosce in lui. Si possono avere limiti legati all’esperienza in C, ma si sopperisce con l’impegno, con un senso di responsabilità emerso anche in situazioni – inutile rivangare ‘vocali’ e affini – non ufficiali”. Il quotidiano aggiunge: “Non sono i soldi (immaginiamo pochi) a muovere Zeoli da una parte all’altra, ma l’amore per il Catania”.
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