Il giornalista catanese di Sky Sport Peppe Di Stefano è intervenuto nel corso della trasmissione ‘Big Chance’, a cura di Chancebet News:
“La situazione è deprimente da tutti i punti di vista. Davvero strana, quasi pericolosa, mai e poi lo avrei creduto. Io sono sempre ottimista. Se avessimo la bacchetta magica chiuderemmo al più presto questa stagione negativa. Sono state mischiate le carte penso 4-5 volte tra allenatori, giocatori, dirigenti, non è mai stato trovato il bandolo della matassa. C’è chi dice che il Catania abbia problemi di tenuta atletica, vero, ma da un anno? C’è chi dice che abbia problemi di natura comportamentale nello spogliatoio ma sono passati 30 giocatori, possibile che nessuno sia riuscito ad inquadrare questa squadra. C’è chi dice che abbia problemi di allenatore, praticamente il Catania ha avuto quattro giri di allenatore. E’ una situazione dolorosa, a questo si aggiunge la tristezza di quanto accaduto a Padova”.
“Abbiamo un doppio occhio di bue. Speravamo di averlo solo sull’aspetto tecnico e invece lo abbiamo sull’aspetto comportamentale, speravamo di averlo sull’aspetto comportamentale e magari un sorrisino strapparlo sul lato tecnico e invece non è così. Qualcuno ha detto che questo è uno dei Catania più brutti forse degli ultimi 40-50 anni. Non parlo di organizzazione generale ma di campo. Il Catania, vedendo le partite ultimamente, non trasferisce emozioni. Non sento quella vibrazione che invece avevo percepito all’esordio contro il Crotone, nella gara col Rimini, al cospetto della Juve Stabia giocando di rimessa. Momento molto particolare. A volte si dice che i soldi non fanno la felicità…”.
“L’importanza della figura del Direttore Sportivo? Banalmente ho vissuto e raccontato stagioni dove in alcuni club l’Amministratore Delegato faceva il D.S. e c’era un po’ di confusione di ruolo. L’A.D. deve pensare al marketing, alla parte finanziaria, operativa, a come fare quadrare i conti, ai dipendenti e alla sfera soprattutto finanziaria del club. La parte sportiva ha bisogno di un asset totalmente diverso. Alla Lazio è mancato Tare, al Milan Maldini, al Napoli Giuntoli, uomini che vivono il campo. Cito anche l’importanza di Angelozzi per il Frosinone. Sono personaggi che pesano tantissimo e chi mastica di calcio lo sa. Lo Monaco citofonava ai calciatori a casa la sera per farli sentire vivi, per far vedere che c’era qualcuno che gli metteva il fiato sul collo, per capire se stavano uscendo oppure no. Magari erano metodologie di 20 anni fa e sono sicuramente passate, ma serve quel tipo di dirigente. Che non può essere Grella, il quale deve occuparsi di altro. Il Catania non ha giocatori scarsi, con un’altra impalcatura societaria e dirigenziale questa squadra non può essere da sestultimo posto”.
“L’anno prossimo devi avere un allenatore esperto, con tanti campionati sulle spalle in Serie C e che quindi conosca bene le buche, le crepe, le difficoltà, i dossi ed i pericoli di questo campionato. O potresti avere accanto a te un dirigente alla Angelozzi, che ha protetto Grosso a Frosinone l’anno scorso, ha protetto allo Spezia Italiano, sta proteggendo quest’anno Di Francesco. Se dovesse arrivare in panchina un Mimmo Toscano, che da anni vince in Serie C, puoi prendere anche un dirigente un po’ più giovane, smart o easy perché l’esperienza te la porta l’allenatore. Se prendi un tecnico di un’altra fascia magari hai bisogno di chi conosce la categoria. Laneri ad esempio era una garanzia in D perché nessuno meglio di lui conosceva quel campionato e le difficoltà connesse. Una volta Galliani mi disse che un grande dirigente non si vede quando il mare è piatto e la nave va, ma quando il mare è in tempesta e si deve portare la nave al porto. E’ quello che fa la differenza. Lodi? Avercene di Biagianti, Lodi, Zeoli in società. Chiaramente gli va attribuito il ruolo giusto nel momento giusto, perché purtroppo quando il mare è in tempesta si trascina via tutto. Soprattutto chi ha meno esperienza”.
“L’elettroencefalogramma è piatto in questo momento, devi sperare di chiudere al meglio la stagione magari con una scossa d’orgoglio. Per Zeoli ho un aspetto e affetto immenso per quello che ha rappresentato per la città di Catania e perché so che persona è, ricordo le lacrime di Caltanissetta, quanto era felice in quel pullman che girava in città. Le ha provate tutte, Zeoli. Coccolando i giocatori, “bastonandoli”, fornendo consigli tecnici, urlandogli di tutto, ma il risultato è sempre quello. Non è un alibi per nessuno, purtroppo è una stagione così ed è bene che finisca al più presto. Con tifosi che ti contestano e vengono fino al Cibalino ma la reazione è minima. Probabilmente se non ci fosse stata quell’area strana nel secondo tempo all’Euganeo in Coppa Italia, il Padova avrebbe chiuso già il discorso, peraltro con 4-5 titolari in panchina”.
“La finale di ritorno? La gara d’andata ha tolto a tanti bambini e anziani la possibilità di vedere per la prima volta il Catania provare a vincere una finale di coppa. Questo è il rammarico del 99,99% dei tifosi. Purtroppo è un peccato non potere essere tutti lì allo stadio martedì sera”.
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