Ennesimo boccone amaro di una stagione disgraziata. Male, molto male il Catania approdato in finale di Coppa Italia ma costretto, clamorosamente, a lottare per evitare i playout in campionato. Il campanello d’allarme era già suonato da tempo e la situazione, strada facendo, è andata a peggiorare. La sconfitta di Torre del Greco avvicina pericolosamente la Turris in classifica, ma anche le altre dirette concorrenti non stanno a guardare. In special modo il Monopoli che, realizzando l’impresa di fare bottino pieno a Benevento, dà un segnale forte portandosi a -6 dal Catania.
Incubo senza fine per la squadra rossazzurra, passata da tre differenti allenatori senza mai riuscire a trovare la quadratura del cerchio. Nell’arco dei 90’ solamente a sprazzi il Catania dimostra di avere un minimo di lucidità ed organizzazione. Poi bastano pochi episodi per crollare sotto il profilo mentale commettendo errori di una superficialità estrema, ingenuità difensive a più non posso, chiari errori d’impostazione in mezzo al campo, mancanza di cinismo e cattiveria sotto porta, evidenziando in generale un approccio leggero.
Quel che traspare è la mancata coesione di un gruppo stravolto due volte: prima in estate, decidendo la società di smantellare l’organico che aveva dominato lo scorso campionato di Serie D: poi a gennaio, dotando la guida tecnica di una squadra piena zeppa di nomi di giocatori dal curriculum importante ma, nella maggior parte dei casi, con una condizione fisica deficitaria. Calciatori che, salvo qualche eccezione, faticano a calarsi nella realtà rossazzurra e di un campionato nel quale l’agonismo, la corsa e la vittoria dei duelli rappresentano fattori chiave almeno per un buon 70%. Quella cazzimma ignorante, da gente vera, che non ha paura di nulla e di nessuno, che affronta le sfide con determinazione.
Nei mesi scorsi si era detto che gli innesti di gennaio avrebbero potuto costituire l’ossatura base del Catania anche in prospettiva futura, invece la sensazione è che si dovrà procedere con un nuovo smembramento della rosa a fine campionato. Prima, però, c’è da salvare il salvabile. Con una finale di ritorno di Coppa Italia da disputare e, soprattutto, assicurandosi il mantenimento della categoria. Perché se è vero che basta poco per tirarsi fuori dalle sabbie mobili della classifica, è altrettanto vero che il rischio di precipitare esiste. Il paradosso è che il Catania avrebbe anche la possibilità di disputare i playoff dalla corsia preferenziale. Ma davvero, oggi, conta prima di tutto garantire la salvezza chiudendo la stagione nella maniera più dignitosa possibile.
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