VERSO TARANTO-CATANIA: conosciamo meglio i rossoblu allenati da Capuano

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12 punti in classifica dividono attualmente le squadre di Catania e Taranto, pronte a sfidarsi sabato allo stadio “Erasmo Iacovone” per la nona giornata di ritorno. Entrambe registrano una differenza reti similare (+8 il Taranto, +6 il Catania) frutto di 27 gol all’attivo e 21 al passivo il Catania, 33 realizzazioni e 25 reti subite il Taranto. Meglio, dunque, i rossazzurri in fase difensiva ed i rossoblu in zona rete. I tarantini nelle ultime 5 partite hanno raccolto 9 punti contro i 5 del Catania e sono imbattuti da un mese, reduci dal 2-2 sul difficile campo di Crotone. Siede sulla panchina un volto di grande esperienza del calcio di provincia, Eziolino Capuano, che ha girato un po’ tutta l’Italia. Da Trapani a Messina, passando per la Campania (piazze come Juve Stabia, Caserta, Avellino, Pagani, Cava de’ Tirreni), Potenza e realtà del centro/nord Italia (Rieti, Fondi, Sambenedettese, Arezzo, Modena), con in mezzo un’avventura all’estero in Belgio, durata però solo quattro gare essendosi dimesso a seguito di screzi con la dirigenza.

In un’intervista pubblicata nei mesi scorsi da rivistacontrasti.it, Capuano si è definito così: “Io mi sento garante del popolo che alleno. Un allenatore interpreta il ruolo del prete, deve avere una vocazione per fare questo mestiere e sopportare ciò che accade all’interno. A prescindere dall’entità della piazza in cui si trova, anche sotto il profilo tecnico/tattico, l’allenatore deve farsi garante delle emozioni di un popolo che vivono in base al risultato. Quindi Capuano lo definirei un garante, un guardiano. Il mio modo di esser schietto e sincero in un mondo pieno di ipocrisie ha limitato sicuramente quello che poteva essere un mio percorso professionale, intimorendo anche qualcuno che doveva fare delle scelte, fermo restando che sono 33 anni che alleno in maniera ininterrotta. Ciò vuol dire che il valore dell’uomo supera di gran lunga il valore dell’allenatore. È ovvio che poi, arrivato ad una certa età, ti rendi conto anche di alcuni errori commessi”. Uomo senza peli sulla lingua, Capuano è un convinto assertore della teoria che “Vince chi lecca il culo di più, sarà banale ma questa è la verità, le sue parole.

Sotto il profilo tattico le squadre allenate da Capuano hanno un tratto caratteristico: la linea difensiva a tre sulla base di un modulo 3-5-2, alternato a varianti con un trequartista o un ulteriore attaccante al posto di un centrocampista. Punti focali del suo credo calcistico sono la grande attenzione alla fase difensiva, la reattività nelle ripartenze in contropiede e la cura con particolare interesse delle azioni da calcio piazzato. Massima attenzione e pazienza, dunque, per il Catania nel finalizzare l’azione evitando disattenzioni che potrebbero rivelarsi fatali dietro, come già successo in più di un’occasione.

Non c’è più il perno della difesa tarantina, il centrale brasiliano Antonini, ceduto al Catanzaro. Al suo posto è arrivato, a gennaio, Mirko Miceli, ragazzo cresciuto nelle giovanili del Catania e profilo molto stimato da Capuano, molto fisico e strutturato. In mezzo al campo, invece, spiccano due elementi di cui fino a questo momento mister Capuano non ha praticamente mai fatto a meno per la capacità di assicurare il giusto di mix di qualità e quantità: Zonta e Calvano. Il primo è dotato specialmente di grande tecnica, abile nelle verticalizzazioni. Calvano, invece, è la mente della squadra. Interessante anche il profilo di Matera, giocatore dai piedi buoni e di forte temperamento.

Sulla fascia attenzione soprattutto alla esplosività di Valietti (scuola Inter), al dinamismo di Mastromonaco, Ferrara e del classe 1999 Panico, un esterno molto veloce di piede sinistro, caratterizzandosi come un vero e proprio stantuffo. In avanti ha avuto un ottimo impatto Kanoutè, autore di 13 gol finora e che radio mercato ha accostato spesso al Catania (anche in passato); con la sua rapidità avrebbe potuto dare fastidio alla difesa rossazzurra ma salterà il match per squalifica. Spiccano anche la fantasia di Bifulco, la tecnica e rapidità di Orlando, la capacità di attaccare lo spazio di Fabbro, a cui piace correre e pressare aiutando molto la squadra. Senza tralasciare i profili di De Marchi, attaccante veloce che predilige giocare alle spalle della linea difensiva avversaria e cercare costantemente la profondità, e di Simeri, centravanti di spessore utilizzabile anche come seconda punta.

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