Un giocatore che verrà ricordato sempre come l’eroe della promozione del Catania in Serie B nel 2002, colui che con un suo gol ha consentito ai rossazzurri di festeggiare il salto di categoria in occasione della finale playoff disputata col Taranto. Michele Fini è intervenuto nel corso della trasmissione Sport Sicilia Preview, su Telecolor, in vista del confronto dello “Iacovone”:
“Spesso e volentieri passa quell’immagine sui social del mio gol contro il Taranto. Un ricordo sempre indelebile nella mia testa. Ogni volta che lo rivedo e ripenso all’esultanza, alla gioia della gente nelle tribune è sempre emozionante e da pelle d’oca, con qualche lacrima che inizia a cadere anche per la nostalgia di non potere più giocare. Ma è un ricordo bellissimo, un gol che tra alti e bassi nel corso della stagione ha coronato quello che la squadra voleva, il ritorno in Serie B. La maggior parte dei ragazzi scesi in campo contro il Taranto avevano i capelli rasati a zero, avevamo deciso tutti insieme di dare un taglio ai capelli forse per avere anche uno sguardo un pò più da guerrieri. Le partite ce le siamo giocate con grinta e cattiveria e la gara di ritorno non è stata facile nella preparazione perchè sapevamo di trovare lì una bolgia e così è stato. Avevano marcato due ‘B’ dentro il campo, gli abbiamo dato uno smacco con il risultato finale perchè loro erano stra-convinti di batterci”.
“Divieto di trasferta ai tifosi residenti nella provincia di Catania? Il sistema calcio va a perdere senza tifosi. Se ancora oggi nel 2024 si vieta alla tifoseria di muoversi, evidentemente non sono state create ancora le condizioni di sicurezza per garantire la visione di una partita di calcio e questo è abbastanza assurdo. Vietare l’accesso non fa bene al calcio in qualsiasi categoria. E’ una sconfitta per tutto il sistema calcistico”.
“La Serie C è un campionato particolare e soprattutto quando giochi per il Catania sai che devi dare il 200% perchè chi gioca contro di te vuole batterti. Io ricordo in quei tre anni vissuti sotto l’Etna c’era la rincorsa a volerci battere, soprattutto in C perchè eri la squadra che doveva vincere il campionato. Mi metto molte volte nei panni dei ragazzi e dico che è difficile giocare con tanti tifosi. Questo potrebbe essere un vantaggio in alcuni momenti e uno svantaggio in altri. Ora però non c’è più il tempo di pensare a queste cose, c’è una parte di campionato importante da giocare in cui bisogna tirare fuori tutto quello che si ha per centrare quantomeno i playoff, guardandosi anche alle spalle”.
“Differenza tra la Serie C ce ho giocato io e quella attuale? C’è tanta qualità. Io seguo il campionato anche dall’estero dove lavoro. Spesso ho seguito il Catania, la Torres, qualche partita dell’Avellino, guardo le squadre in cui ho giocato ed è un campionato proiettato verso i giovani. Prima c’erano più squadre esperte, era molto diverso. Ora vedi tanti errori commessi per ingenuità o troppa giovinezza. In passato le sfide erano un po’ più toste, entravi dentro spogliatoio e trovavi persone che ti facevano capire bene cosa significasse indossare quella maglia. Oggi manca un po’ questo tipo di figura ma è un campionato interessante”.
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