Queste le impressioni del noto giornalista catanese di Sky Sport Peppe Di Stefano ai microfoni di Telecolor, nel corso della trasmissione ‘Sport Sicilia Preview’:
“Mi aspettavo una rivoluzione in casa Catania quando si è deciso di cambiare Tabbiani con Lucarelli passando dalla politica A alla politica B, totalmente diversa. Me l’aspettavo soprattutto dopo la conferenza stampa di Grella che precedette l’arrivo di Lucarelli. Avevo capito che la società avesse ammesso le proprie colpe, questo è un modo anche umile, intelligente, saggio della dirigenza di decidere di cambiare i quadri societari, l’allenatore e le idee iniziali. E’ normale che accada questo in una società giovane. Chiaro che questo mercato è fatto a sei mani, quelle di Grella, Lodi e Lucarelli, e credo che il futuro dovrà essere roseo. Non so quanto tempo ci vorrà ma questo è un Catania che ha una chiara impronta legata a Lucarelli”.
“Il Catania secondo me imparerà un sistema di gioco diverso, probabilmente si giocherà più spesso con un trequartista e due punte. E chi è arrivato secondo me gioca, perchè i nuovi calciatori li ha voluti Lucarelli, sarà un Catania anche molto più fisico, viste la muscolarità e l’altezza che accomunano molti giocatori. La C o la vinci con una classe enorme come ha fatto il Catanzaro lo scorso anno, oppure la vinci con una squadra fisica e rognosa. Mi sembra che il Catania stia prendendo la forma di una squadra molto forte fisicamente”.
“A Catania è bellissimo quando vinci, complicatissimo quando non lo fai. Alle pendici dell’Etna ci sono radio, siti, giornalisti e tifosi dappertutto e questo è il privilegio di giocare in una piazza del genere. Dopo la vittoria aritmetica del campionato di Serie D, quando tornai a Milano mi chiedevano se il Catania avesse vinto la Champions, vedendo le immagini entusiastiche in città. Questo per dire che quando vinci a Catania sei un eroe, quando perdi sei bersaglio della critica. Servono attributi e spalle larghe per giocare con il Catania. Per assurdo è più complicato vincere in Serie C che giocare in A”.
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