Due anni fa ci lasciava Gianni Di Marzio, allenatore rimasto anche nel cuore dei tifosi del Catania. Una grossa perdita per il calcio italiano, una figura indelebile. La società rossazzurra lo aveva ricordato così attraverso una nota ufficiale: “Ci lascia Gianni Di Marzio, che guidò i rossazzurri alla promozione in Serie A nel 1983: con la sua passione intrisa di saggezza calcistica, con la sua competenza e il suo carisma, l’allenatore, nato a Napoli nel 1940, seppe creare un gruppo fortissimo e un’atmosfera indescrivibile nella sua bellezza, che rese ancor più forte una squadra capace di entrare prepotentemente e per sempre nel cuore dei tifosi. Il nostro cordoglio è genuino ed è immensa la nostra gratitudine: mister Di Marzio, protagonista della nostra storia, ha amato profondamente Catania, il Catania e i catanesi, amici mai dimenticati anche a distanza di decenni dalla splendida impresa sportiva compiuta allo stadio “Olimpico” di Roma”.
Il figlio Gianluca, invece, si espresse con commozione ai funerali celebrati a Padova per l’ultimo saluto al papà: “Fino all’ultimo hai voluto parlare di calcio. Del tuo ‘figlioccio’ De Zerbi, di Mourinho, che per te è una ‘volpe’. Del Padova. E di quel talento 2003 dell’Ajax che hai scovato e che forse sarà il tuo colpo da lasciare ai posteri. Mi mancherà la tua voce, ma i tuoi ex giocatori sono talmente bravi a imitarti che sarà come se fossi ancora qui con noi. Sei stato capace di allenare gli opposti – Catania e Palermo, Catanzaro e Cosenza – amando e dividendo come i veri condottieri. C’è qualcosa che non ti ho mai detto? Il nostro rapporto era talmente simbiotico che non riuscivo a nasconderti nulla. Mi mancherà il tuo essere padre premuroso: ‘Vai piano in macchina, stai attento, non farti fregare sul tempo le notizie… Hai vissuto per me, come io vivo per te. Sei stato un marito amorevole, un tenero suocero, un nonno dolcissimo, amico di tutti e allenatore del popolo. Eternamente e semplicemente: Gianni Di Marzio”.
Visibilmente emozionato, dedicò anche le seguenti parole al papà nel corso della presentazione ufficiale del Catania SSD allo stadio “Angelo Massimino”: “Perdonatemi se l’emozione mi travolgerà. Mi chiamo Gianluca, Gianluca Di Marzio, e sono figlio di Gianni Di Marzio, l’allenatore che ha portato il Catania in Serie A nel 1983, quasi 40 anni fa. Vi ho scritto alcune parole, spero di non emozionarmi troppo ma sono scritte dal cuore. Io ero piccolino, avevo 9 anni e la magliettina rossazzurra sponsorizzata S7, mi mettevo vicino alla panchina di papà e festeggiavo con lui ai gol di Cantarutti, di Crialesi, di Mastalli, ai rigori conquistati da Barozzi, contro la Lazio, alle parate miracolose di Sorrentino, ai salvataggi di Ranieri, di Mosti, di Ciampoli. E i primi a corrermi incontro erano il massaggiatore Gino Maltese e il dottor Galletta. Non dimenticherò mai quegli spareggi vinti a Roma. Eravate dovunque. I romanisti tifavano per noi, 50mila cuori all’Olimpico sulle note di ‘Grazie Roma’, poi l’incredibile abbraccio alla squadra a Fontanarossa dove non passava una mosca da quanta gente era assiepata in ogni angolo. Riuscirono però a portarmi sulla scaletta dell’aereo, in braccio al mio e al vostro allenatore. Insieme passammo in mezzo alla folla che gridava «Di Marzio, Di Marzio!» facendo tremare i muri dell’aeroporto. Papà mi ha racccontato poi di avere detto di no al Palermo in quei giorni, perchè voleva restare qui con Angelo Massimino e fare la Serie A nella sua Catania. Non andò come sognava, eppure il ricordo di quei magici momenti che avete vissuto insieme a lui sono rimasti scolpiti nella sua testa e nella sua anima fino all’ultimo giorno della sua vita. Qui mio padre ha comprato casa a Cannizzaro, magari lo avrete visto girare per le strade, sulla scogliera. Non ha mai voluto venderla, affittarla, perchè questo doveva essere il suo prezioso rifugio in nome della serenità e delle emozioni che sono diventate adesso eterne. La brioche con la granita mandorla e gelsi… il seltz limone e sale… il club della stampa, il ‘Leonardo da Vinci’ dove andavo a scuola, le partite a calcetto con gli amici. Catania è stato, è e resterà sempre un tatuaggio – come lo chiamava lui – indelebile sulla pelle. E sono sicuro che lassù Gianni e Angelo proteggeranno la squadra e abbracceranno forte questa società che è nata con grande entusiasmo e con idee chiare. Per far rinascere il calcio in questa magnifica città, riportando il Catania dove merita e dove Di Marzio e Massimino 40 anni fa lo consegnarono alla storia”.
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