Accendi la luce, spegni la luce. Il Catania sembra giocare, di nuovo, sulle montagne russe altalenando risultati e prestazioni positive a prove completamente da dimenticare. A prima istanza, dunque, emerge ancora una volta una criticità psicologica di questo gruppo, incapace di conservare consapevolezza e fiducia nei propri mezzi. L’altra faccia della medaglia è di natura tecnica: evidentemente chi ha costruito la squadra ha sopravvalutato alcuni degli interpreti, sia come resa qualitativa, sia come tenuta atletica.
Inoltre, al momento, il divario tra alcune “prime scelte” e le “alternative” in rosa è troppo ampio, e viene meno quel principio di intercambiabilità e di competitività necessario per far esprimere la squadra al massimo, soprattutto se l’obiettivo stagionale è quello di essere sul pezzo e lottare per posizioni di vertice.
Tatticamente parlando appare ormai chiaro che alcuni interpreti fanno davvero fatica ad incastrarsi nei meccanismi di gioco, tanto con Tabbiani quanto con Lucarelli. L’arrivo del mercato di gennaio dovrà per forza di cose cambiare quest’aspetto e, anzi, sarà un test importante per tutti.
In difesa, oltre ad aver incassato il gol d’autore da parte degli avversari, poca spinta sugli esterni, Lorenzini è sembrato sul pezzo. In mezzo al campo i maggiori disagi, un peccato dopo la bella prova offerta col Pescara in Coppa. Troppa distanza tra i reparti, pochi rifornimenti eccellenti. Rocca, dal canto suo, ha fatto tutto bene, tranne nell’atto di prendere la mira in occasione dei tiri sfoderati verso la porta del Sorrento. In attacco, ancora una volta troppo poco, ma davvero troppo poco. Bisogna fare mea culpa, e al tempo stesso ripartire veloci. Arriva infatti il prossimo impegno di campionato col Benevento.
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