STAMPA LOCALE – Vagliasindi: “Catania, mancano trascinatori e leader. A Lucarelli il compito di curare un malato in emergenza”

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Nel corso di ‘Anteprima Corner’, su Telecolor, il giornalista Alessandro Vagliasindi esterna le proprie considerazioni sulla sconfitta riportata dal Catania sul campo dell’Audace Cerignola. Ecco quanto evidenziato:

“La classifica non mente. 15 punti in 13 partite significa dover pensare seriamente a tirarsi fuori dalle secche della classifica perché al momento la dimensione della squadra è questa, in maniera assolutamente oggettiva ma allo stesso tempo impietosa. E’ una squadra che ha il problema più grande del gioco del calcio, buttarla dentro. Quando non hai certezze in chiave offensiva non puoi mai dare continuità al tuo cammino nel corso del campionato. E’ una sterilità che passa sia dagli egoismi e da concetti di gioco di squadra, vedi la ricerca del compagno meglio piazzato, ma soprattutto dai limiti di organico che sono platealmente esplosi nel momento in cui si è infortunato Samuel Di Carmine. Perché diciamocelo chiaramente, l’unica luce che si accendeva – anche se ad intermittenza – con continuità nell’area di rigore avversaria era quella legata alle prestazioni dell’attaccante fiorentino. Infortunatosi lui, non si è più trovato nulla in avanti se non situazioni assolutamente estemporanee e sporadiche”.

La squadra costantemente regala brani ampi della partita all’avversario. C’è confusione, mancanza di lucidità. In occasione del gol del Cerignola, Sarao si fa soffiare il pallone con uno stop assolutamente inadeguato per la categoria, poi si sviluppa l’azione e Malcore che non segnava da tante partite batte Bethers. Però c’era ancora una bella fetta di partita a disposizione ed il Catania con il passare dei minuti ha fatto sempre peggio. Ha avuto anche qualche situazione per aprire le maglie difensive del Cerignola contro una squadra non in un grandissimo stato di forma, ma il Catania non riesce ad avere la lucidità per chiudere a rete l’azione con delle trame riconoscibili. Dopo tutte queste partite la squadra non ha ancora un canovaccio, non ha delle certezze, punti di riferimento su cui puoi contare in qualsiasi condizione. Mancano i leader, i trascinatori. Qui ci sono delle valutazioni sbagliate nel momento in cui è stata immaginata questa squadra e adesso passano alla verifica del medico che dovrebbe andare a curare questo malato in emergenza”.

Queste, comunque, sono le situazioni che Lucarelli predilige. Più è difficile il compito, più lui ci mette del suo e riesce ad entrare forse nel modo più corretto nelle teste dei giocatori. E’ quello l’aspetto immediatamente da curare, la testa. Ed è anche un problema fisico perché i disastri della gestione Tabbiani non possono essere cancellati nel giro di una settimana e le motivazioni che hanno spinto Lucarelli ad accettare la proposta del Catania sono motivazioni molto forti dicendo di no al Brescia, in Serie B, pur di riallacciare questo filo invisibile rimasto sospeso nella sua storia con Catania. Nel tempo lui vuole chiudere un discorso con la storia e riportare il Catania dove tutti vogliamo che stia. Speriamo che già in vista di Catania-Turris Lucarelli possa tracciare una linea netta di demarcazione rispetto a quello che è successo in campo ed ai margini del campo finora, ragionando da squadra, da Noi e non più da Io, come si è visto troppe volte in questa stagione”.

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