In pochi giorni Cristiano Lucarelli ha cercato di cambiare il volto in campo di una squadra troppo impacciata e “orizzontale” nella sua proposta di gioco. Una manovra paziente e prevedibile, una ricerca sterile del possesso palla che trovava con troppa discontinuità la via del gol. L’arrivo a Catania di Cristiano Lucarelli ha come primo scopo quello di rivoltare il gruppo come se fosse un calzino, cogliendo da ciascun elemento della rosa il massimo rendimento.
La chiave della vittoria, in Serie C, è legata alla capacità di applicare un calcio pragmatico, incisivo e funzionale allo scopo. Lucarelli in primis ha spiegato questo ai suoi ragazzi, impartendo una lectio tattica improntata prima di tutto ad una ricerca degli stimoli mentali per risorgere emotivamente e, successivamente, anche calcisticamente parlando.
In una sola partita, quella con la Turris, abbiamo visto molte verticalizzazioni, una sistematica ricerca del lancio illuminante, tanto dalla difesa quanto in mezzo al campo. La capacità di adattarsi, poi, deve essere una prerogativa indispensabile di una big di categoria: spazio dunque al camaleontismo lucarelliano, già citato in passato e oggi chiamato nuovamente in causa. La medicina al male del Catania è il risultato, lo ha detto a chiare lettere l’allenatore toscano, chiamato adesso alla fondamentale prova della continuità. Serve infatti continuare a far punti per centrare obiettivi importanti, come ad esempio un importante piazzamento playoff (perseguibile anche tramite la vittoria della Coppa Italia).
Per il resto sognare è ancora lecito, anche se chi conosce bene la categoria sa bene che vivere nella realtà è meglio di ristagnare nel mondo dei desideri. Che sia 4-3-3, 4-2-3-1 o 3-5-2, ciò che conta davvero è l’interpretazione della squadra in partita: i numeri fanno da condimento ad uno spirito che deve attraversare il gruppo.
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