Ancora due gettoni nelle mani di Luca Tabbiani per dimostrare di che pasta è fatto il suo Catania. Dopo il successo casalingo di misura sul Taranto firmato Di Carmine, i rossazzurri sono attesi da altre due partite che – usiamo un termine d’obbligo – devono dimostrare se gli etnei sono all’altezza o meno dell’alta classifica. Anche il recupero col Brindisi sarà importante, ristabilendo la parità di incontri disputati rispetto alle altre squadre che compongono il girone C di Serie C.
Ieri al Massimino vittoria doveva essere e vittoria è stata. Pur senza mordente nel primo tempo, ma con una prova in crescendo nella ripresa, e soprattutto con un gol in più dell’avversario: il risultato dà sempre ragione. Ma non si può vivere un campionato sull’altalena, le chance per trovare il cosiddetto filotto di risultati utili, e la tanto agognata identità si riducono col passare del tempo.
In difesa il Catania stavolta ha sbagliato poco. In mezzo al campo, invece, il cambio di passo è stato segnato dall’ingresso di Rizzo, mentre in attacco troppo a lungo – anche in questa circostanza – non c’è stato pragmatismo e cinismo. Questo è ciò che non convince principalmente: i rossazzurri non sanno semplificarsi la vita, e bisogna riuscire a fare bene le cose semplici per vincere i campionati, altrimenti diventa tutto terribilmente difficile.
Occorre recuperare appieno i giocatori acciaccati, far sì che ogni interprete della squadra possa dare il suo contributo, ma anche per i calciatori le opportunità non saranno infinite. Da capire inoltre se effettivamente alcuni elementi in organico sono fuori dal progetto tecnico, in tal senso ci riferiamo a De Luca, un elemento che, onestamente, potrebbe tornare utile guardando anche alle variazioni tattiche operate di recente da Tabbiani.
Due/tre partite e certamente ne sapremo di più sulla bontà del progetto tecnico e sulle sue possibilità di riuscita.
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