Il tempo delle congetture e delle supposizioni lascia spazio a deduzioni lucide e fatti incontrovertibili. Il progetto tecnico del Catania per il ritorno tra i professionisti è tragicamente naufragato dopo dieci partite e la sconfitta maturata ieri al “Massimino” contro l’Avellino ha aggravato la posizione di dirigenza, guida tecnica e squadra, contestate duramente dai tifosi al triplice fischio finale. Sulla graticola finiscono tutti, da Vincenzo Grella a Luca Tabbiani, passando per ogni interprete della squadra e per lo staff, in particolare il preparatore atletico.
Il caos è servito su un piatto d’argento, con la complicità di una comunicazione carente da parte della dirigenza, incapace di instaurare lo stesso positivo contatto che ha distinto i momenti topici dell’anno passato. Un cambiamento d’approccio incomprensibile e deleterio, basti pensare alla gestione del “caso” Rizzo, escluso dai convocati per l’ultimo turno di campionato per motivi disciplinari non comunicati dalla società.
L’involuzione fisica e atletica della squadra ha fatto il resto, così come uno sprint motivazionale debole nella sostanza da parte del gruppo. Una grossa delusione, che fa storcere il naso alla piazza che chiede una presa di posizione da parte di chi ha costruito e guidato il timone in questi mesi, dal ritorno in Serie C dopo la bella vittoria tra i dilettanti.
Tutto cancellato con un colpo di spugna? Non è così, i meriti per ciò che è andato ormai in archivio restano, ma non ha alcun senso restare ancorati al passato e dimenticarsi di quanto conta ragionare in chiave futura, pensando al domani. Per questo un occhio vigile e attento resta e resterà sempre indispensabile nell’analisi di ogni momento vissuto dal sodalizio etneo.
Oggi una crisi che richiede una presa di posizione forte, immediata, che contrasti il silenzio assordante di questi giorni. Per il resto, la squadra ha bisogno di una sterzata. Ai professionisti il cui posto è in ballo in queste ore va il massimo rispetto e sempre l’augurio di raggiungere traguardi importantissimi, l’analisi oggettiva impone riflessioni e decisioni che esulano da quest’aspetto personale e certamente non in discussione.
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