Dopo Catania e Atalanta, terza tappa italiana per il ‘Papu’ Gomez al Monza. L’argentino commenta i motivi che lo hanno spinto a tornare nel nostro Paese, soffermandosi anche sulla difficile esperienza vissuta in Ucraina, quando la società rossazzurra lo cedette allo Shakhtar Donetsk.
“Sono arrivato a Catania quando avevo 22 anni. All’epoca mi ero detto: faccio qualche stagione in Italia e poi torno in Argentina. Era il 2010: sono ancora qui, e pure con il passaporto italiano”, riporta goal.com. “È stata una scelta di tutta la famiglia. Rientrare in un Paese che conosciamo bene è stata la decisione ideale. Dopo aver rescisso il contratto con il Siviglia e aver rifiutato un’offerta dall’Arabia credevo di restare fermo fino a giugno”.
“Perchè il no all’Arabia Saudita? Intanto non era un’offerta irrinunciabile, di quelle che ti cambiano la vita. Poi quando ho cercato sull’atlante la città dove mi sarei dovuto trasferire, in mezzo al deserto, ho pensato: grazie, ma non porto i miei tre figli lì… La mia tappa ucraina? Arrivai nel 2013 e rimasi solo dieci mesi. Ero a Kharkiv, una citta importante che ora non esiste più. Il conflitto fra russi e ucraini era già nell’aria, poi mi ricordo che nel luglio del 2014, quando ero in ritiro con la squadra in Austria, venne abbattuto un aereo della Malaysia Airlines vicino Donetsk. Ho avuto paura e sono scappato. All’ultimo giorno di mercato, in corso Matteotti a Milano, io firmavo il nuovo contratto diventando il numero 10 dell’Atalanta, mentre nella stanza accanto mi lasciava il posto Bonaventura che passava al Milan”.
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