Il noto giornalista catanese di Sky Sport Peppe Di Stefano, ospite di Chancebet News, è intervenuto da Milano analizzando l’avvio di stagione rossazzurro. Queste le sue considerazioni:
“Grella per tutta l’estate mi ha raccontato le caratteristiche e l’idea di calcio di Tabbiani. Ho guardato il Catania su Sky, soffrendo per le tante occasioni sprecate, ma mi sembra che la strada tracciata sia quella giusta. Nelle sconfitte casalinghe con Crotone e Foggia è mancato solo il gol. Un vecchio dirigente del Catania mi disse che le analisi vanno fatte dopo un terzo della stagione, non dopo quattro partite disputate”.
“Nel bene o nel male, Catania è una piazza speciale. I tifosi sono in grado di arrivare in 18mila allo stadio per un incontro di lunedì sera, in 11mila in trasferta a Roma ma tanto ti danno, tanto pretendono. Il Catania è costruito per avere un ruolo da protagonista e la scelta di Tabbiani nasce dall’idea di progettualizzare, di prendere un allenatore con una squadra forte, magari non obbligatoriamente arrivando al primo posto ma facendo un percorso verticale negli anni, mantenendo poi 7/8 undicesimi della rosa per arrivare ad alti livelli. Quando rivoluzioni e ribalti tutto serve tempo”.
“Che il mercato del Catania sia prepotente lo dimostrano i numeri. Consideriamo anche la difficoltà del campionato perchè c’è una enorme differenza tra i tre gironi di Serie C, il gruppo C è una Serie B extra per la storia delle piazze, l’atmosfera e la qualità delle squadre partecipanti. Qualcosa ancora manca in questo Catania, ma dopo 4 partite è complicato fare analisi. Bisogna ragionare step by step”.
“Critiche? C’è da fare un distinguo. Nessuno vieta al tifoso la critica. La critica della partita nasce dai risultati che non stanno arrivando, poi c’è il progetto. Sono due cose diverse. Il 95% delle piazze in Italia vorrebbero avere una proprietà solida probabilmente come ce l’ha il Catania, con un progetto in testa, la volontà di costruire un centro sportivo tornando a far rifiorire il settore giovanile. Poi c’è il campo. Io personalmente immaginavo che il Catania potesse incontrare difficoltà iniziali perchè questa è la Serie C, non più la D, e quando cambi tanto queste difficoltà all’inizio in qualche modo le metti in preventivo”.
“Mi risulta che Grella abbia incontrato tanti allenatori e poi ha scelto Tabbiani, per la prima volta il 2-3 giugno mi raccontò di un bell’incontro avuto con Tabbiani, credo in Toscana, dove si parlò del progetto e ricordo con quanta violenza mi disse che fosse l’allenatore giusto per il Catania. Budget? Il budget è stagionale e non c’è solo il calciomercato. Lo destini anche al settore giovanile. Grella ha voluto conquistare i giocatori con la testa, non con i soldi. Se i calciatori sanno che sei una società solida, vengono anche perchè questo ti può cambiare la vita”.
“C’è una differenza rispetto al passato. Prima i tifosi ragionavano molto di pancia e poco di testa, talmente si è sofferto negli ultimi 6-7 anni perchè mancavano le basi e ad un certo punto non si commentavano le partite la domenica, non si è più giocato a calcio. Adesso al di là di una sconfitta, tutti i catanesi si sentono molto più al sicuro. Il calcio a Catania è una delle cose più che belle che fa sorridere la gente, a volte la fa arrabbiare ma se ne parla nei bar, nei ristoranti. Ora tanti catanesi ragionano con la testa e sanno di essere in mani sicure, fermo restando che tutti vogliono vincere. E la sostenibilità è il percorso che il Catania segue perché immagino che il progetto di Pelligra non sia quello di vivacchiare in Serie C, ma di arrivare nelle alte sfere. Se c’è una strada per accelerare, loro la sfrutteranno”.
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