Nuova stagione, nuove speranze, squadra rinnovata, ma la conferma più importante resta, oltre la certificata qualità del fare societario, la formidabile risposta dei catanesi, del vero cuore pulsante del sistema calcio, in particolare a Catania dove per noi tutti la squadra è sicuramente qualcosa che va oltre le difficoltà che vive questa città.
C’è nella ritualità del tifo una manifestazione che, dopo una certa assenza dal campo per motivi familiari e di salute nella scorsa stagione ma con regolare abbonamento in Curva Sud, mi ha fatto riassaporare la bellezza e la gioia dell’essere lì allo stadio. Questa ritualità è l’applauso di accoglienza all’ingresso della squadra, si sprigiona un’energia di alta qualità che riesce a far modulare al tifoso il proprio afflato che diventa un crescendo affettuoso tangibile. Solo il riconnettersi con quel ricordo sonoro fa muovere in me un brivido, tipico risultato del vivere un’emozione semplice ma potente e di quelle che difficilmente finiscono nel dimenticatoio delle esperienze di vita, pronte a riaffiorare nelle occasioni che contano.
E l’esordio, seppur funestato dal volta spalle della Dea bendata, che ha puntato il suo sguardo verso la nobile origine pitagorica del sito calabro, ha mostrato una squadra speciale, ricca di interpreti di valore e di soluzioni tattiche veramente sorprendenti per un team ancora in rodaggio e quasi del tutto rinnovato. Chiricò l’avevo visto qualche volta in TV, sempre attivo e presente a tutto campo, leader a disposizione della squadra, balistica di pregio. Focalizziamo le qualità, le ombre le lasciamo agli specialisti di settore (ndr cucche patentate)!
Quaini orchestratore della manovra, liberatore del regista, quindi aiuto regista di classe e di prospettiva e arcigno quando serve. Marsura, ribaltatore del fronte offensivo capace di arrivare al limite dell’area in un baleno. Rocca, grande incursore e sradicatore di palloni di prim’ordine, riusciva spesso a interporsi fra avversario e palla inducendo al fallo, una mezzala di lusso. Come Zammarini, dinamico e inesauribile, poi se punta l’area sono guai per i malcapitati di turno. Non mi dilungo, il calcio è bello perché se vuoi puoi scovare qualità a iosa, evitando, come facciamo spesso, di giudicare la realtà attraverso ciò che non ci va, o che non capiamo o perché criticare è tutto sommato più facile.
Ho sentito la Dea bendata attraverso persone comuni, no politici, no VIP. Mi ha detto che in quella partita era offesa con i catanesi per come si sono rassegnati ad avere una città bella ma sporca e scarsamente curata, promettendo che visto che l’amore per la squadra è così grande restituirà in due tranche il sottratto.
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