La redazione di TuttoCalcioCatania.com ha sentito telefonicamente l’ex difensore catanese Nino Leonardi, che ha vissuto tante battaglie sportive in rossazzurro senza mai lesinare sforzi e spirito di sacrificio, onorando sempre con orgoglio la maglia indossata. Spazio per alcune considerazioni sull’esordio del Catania e le ambizioni di questa stagione, con qualche ricordo del passato.
Che idea ti sei fatto dell’esordio stagionale con il Crotone?
“I tifosi hanno visto un buon Catania. Primo tempo giocato con determinazione, concentrazione, manovre interessanti, il 4-3-3 proposto dall’allenatore è stato ben accolto. Tabbiani è un tecnico che nel suo dogma è molto propositivo. Propone un calcio veloce, aggressivo, i dirigenti del Catania si sono orientati su un allenatore che può dare qualcosa al calcio italiano. È uno degli emergenti. La squadra rossazzurra è stata sfortunata se pensiamo ai pali colpiti, il primo fortuito con il loro portiere impreparato. Di solito quando la palla colpisce il palo interno va in gol, oppure sbatte alle spalle del portiere ed entra in rete. Sottolineo la triangolazione veloce con il palo centrato da Zammarini, davvero pregevole lo sviluppo dell’azione. Il Crotone è sempre una squadra blasonata, che negli ultimi anni ha fatto bene in categorie superiori. E’ una società consolidata. So che oggi le tifoserie sono gemellate. Onestamente però questi gemellaggi lasciano il tempo che trovano. Io ero un guerriero in campo, mettevo l’anima, il cuore, la passione. Non c’erano baci, abbracci e strette di mano nè prima né dopo la partita. Ai miei tempi ricordo un anno in cui vincemmo 1-0 a Crotone e ci assediarono, attendendo fino all’una di notte che la polizia ci facesse uscire”.
In cosa avrebbe potuto fare meglio il Catania?
“Mi ha sorpreso il Catania per quanto sviluppato in così poco tempo. Rossazzurri molto produttivi, nel secondo tempo c’è stato un calo fisico, si sono fatti sentire i carichi di lavoro in una squadra costruita in pochi giorni e profondamente rinnovata, concedendo qualche contropiede al Crotone. Si è commesso un grave errore difensivo globale in occasione del gol di Tribuzzi, su cui bisogna lavorare molto intensamente. Non c’è stata alcuna pressione né da parte del centrocampista, né del difensore ed il portiere su quel cross doveva uscire perché aveva tutto il tempo per farlo. Il portiere deve dare fiducia, sicurezza, richiamare i compagni alla marcatura. E’ un ruolo molto delicato. Livieri voglio conoscerlo meglio. Anche Rapisarda si è fatto trovare impreparato facendosi anticipare dall’attaccante. Se lui gli fosse stato a fianco non sarebbe successo nulla, lo dico da ex difensore”.
Come si è mosso il Catania sul mercato?
“E’ stata allestita una rosa competitiva. La società ha esaurito il budget a disposizione con gli ultimi acquisti. Silvestri, in particolare, assicura esperienza, continuità di rendimento, dà solidità alla difesa, è uno dei ragazzi che ricordo con grande stima e affetto, molto legato alla città. Quando andò via per problemi familiari lo fece lasciando un bel ricordo. Mi parlano molto bene di Deli, ragazzo che s’inserisce tra le linee, dà profondità e aggressività alla manovra, questo può portare benefici nell’economia della squadra”.
Questo Catania può essere in grado di lottare per vincere il campionato?
“Catania è una piazza importante e deve lottare per la vittoria del campionato. Le risorse e le potenzialità ci sono tutte per essere all’altezza del compito. E’ un campionato difficile, come lo sono tutti. C’è sempre la sorpresa, l’imprevedibilità ed il Catania può benissimo dire la propria. Benevento, Crotone e Avellino sulla carta saranno le concorrenti principali. Chiunque affronta il Catania sa di vedersela con una squadra blasonata ed una città importante. Era così anche ai tempi della mia militanza in rossazzurro, quando facevamo valere la ‘legge del Cibali’ e noi catanesi davamo qualcosa in più, così come i catanesi adottati tipo Morra e altri che hanno messo radici rappresentando sempre Catania con il giusto furore agonistico, cuore e tempra”.
Con quali ex compagni di squadra sei rimasto principalmente in contatto?
“Con Damiano Morra siamo come fratelli. Sino a pochi giorni fa l’ho sentito. Ha sposato una catanese, Silvana, amica mia. Sento Ciceri, Spagnolo, Cantarutti. Parliamo di gente seria che è sempre stata attaccata alla maglia, ai colori, facendo spogliatoio. Leader, trascinatori, mettevano tutta la loro passione e professionalità al servizio della città. Nessuno di loro in campo voleva perdere. Io a fine partita andavo sempre sotto la Curva, tanti anni al Catania non si possono dimenticare e li porterò sempre nel cuore”.
Cosa ti aspetti dal Catania già dalle prossime partite?
“Le prime gare sono sempre di rodaggio ma è importante non perdere punti, sono determinanti anche per l’entusiasmo, per acquisire fiducia e autostima. Ora bisogna accelerare. Secondo me sarebbe stato meglio anticipare la preparazione di qualche settimana. Avranno fatto una preparazione basata sulla forza, sulla resistenza per poi passare successivamente alla velocità e all’intensità, che sono importanti caratteristiche in questi campionati. Così come la tattica ed il modulo si deve lavorare sulla tecnica, che poi rappresenta il focus del calcio. Queste prime gare servono per andare a vedere all’interno del gruppo dove si presentano eventuali debolezze e carenze, bisogna intervenire professionalmente con spirito di sacrificio e cuore. La mano dell’allenatore è fondamentale, trasmettendo alla squadra il proprio spirito e carattere. Mi aspetto che questa squadra rispecchi il carattere dell’allenatore”.
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