Ospite di Chancebet News, il difensore del Catania Michele Somma parla dell’evoluzione della propria carriera tra passato, presente e futuro. Queste le parole del calciatore salernitano evidenziate:
“A 14 anni andai via di casa iniziando il mio percorso alla Juventus e soprattutto alla vita solitaria. Abituato a casa tra mamma, papà e la sorella che ti aiutano e un po’ ti viziano perchè sei il piccoletto di casa, ad un certo punto ti ritrovi da solo a convivere con altri ragazzi che vengono da fuori e gente anche maggiorenne. Era un periodo un pò particolare perchè da poco erano morti due ragazzi del settore giovanile bianconero, di conseguenza tutte le regole sono state portate all’ennesima potenza perchè la nostra giornata era scuola, convitto, pranzo, allenamento per tre anni. In un percorso di crescita questo mi ha formato tanto”.
“Poi tornai a casa e, nel 2012, venni inserito nella Primavera della Roma. Furono anni molto importanti. L’allenatore Alberto De Rossi rappresentò una figura molto importante per me sul piano calcistico e umano, lo ringrazierò sempre. In quella fase della mia vita cominciai ad avere responsabilità diverse, la Primavera era un torneo importante, lui in questo passaggio mi ha aiutato tanto. Mi ha un pò svezzato e fatto diventare uomo, aiutandomi anche sul campo. Giocai due partite in Serie A, l’esordio nella Roma in una gara delicata è un ricordo che mantengo vivo. Anche rappresentare l’Italia fu motivo di orgoglio per me, una sensazione bellissima arrivare fino all’Under 21 legando con tanti ragazzi. Feci tantissimi viaggi. Disputavamo tornei tra Brasile, Doha, Vietnam, un pò ovunque. Periodo bellissimo”.
“Tra Roma ed Empoli fu un periodo di passaggio tra il settore giovanile e il mondo dei grandi, mi è servito tanto allenarmi ad alta intensità con quei giocatori. Poi a Brescia ho vissuto la mia prima esperienza da professionista dalla porta principale. Tre anni tra alti e bassi perchè mi trovai benissimo ma condizionato un pò dagli infortuni, che mi fortificarono molto a livello umano perchè stando fuori tu soffri e devi allenarti per recuperare bene, capisci davvero cos’è il sacrificio, la disciplina. Nell’agosto del 2018 andai in Spagna al Deportivo La Coruna, ero il primo calciatore italiano ad avere messo piede nel club. I primi sei mesi volevo scappare perchè mi sentivo un po’ emarginato, poi quando iniziai ad entrare nella loro cultura, a parlare, ad avere rapporti con le persone è cambiata la mia esperienza. Posto molto bello e club molto importante, mi ha lasciato tanto vivere una cultura e mentalità diversa”.
“Dopo l’esperienza al Palermo, la ripartenza dal Catania nel 2022? Stupendo nell’anno della rinascita del club rossazzurro fare parte di un gruppo molto importante in un ambiente carico di entusiasmo. C’era sempre la voglia di vincere e dimostrare qualcosa nello spogliatoio, tutto questo lo trasmettevamo ogni domenica ed infatti abbiamo vinto molto, molto spesso. Anno concluso in bellezza in una città a cui mi sono legato perchè a Catania si sta davvero bene, per non parlare del mare, del cibo, magari sono cose scontate ma quando sei dentro capisci sul serio. A quale calciatore mi ispiro? Ho sempre guardato i video di Sergio Ramos, l’ho studiato tanto e mi piace molto la sua leadership oltre alle gesta tecniche, il carattere, la personalità che trasmette ai compagni. Ho sempre cercato di rubargli qualcosa sotto questo aspetto”.
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