RIZZO: “Dall’esordio contro il Palermo al sogno Serie A. Catania, appeal devastante. I tifosi mi danno la carica”

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Messina, Reggina, Pescara, Perugia, Vicenza, Salernitana, Catania Triestina, ancora Pescara e Messina, poi il ritorno a Catania. Ha girato l’Italia il centrocampista messinese Giuseppe Rizzo, che ha raccontato il suo percorso professionale ai microfoni di Chancebet News. Ecco quanto evidenziato:

“A 15 anni facevo parte del settore giovanile del Messina. Inizialmente il calcio per me era un gioco, poi purtroppo si concretizzò il fallimento del club peloritano e mi trasferì alla Primavera della Reggina, in realtà avevo un biglietto pronto per andare ad Udine ma non sono voluto andare perchè sarebbe stato troppo lontano da casa. Due giorni dopo arrivò l’offerto della Reggina, con cui feci l’esordio in Coppa Italia il 26 novembre 2009 contro il Palermo. Fummo sconfitti per 4-1 ma ero ugualmente felice perché per me si trattò della prima volta in uno stadio importante, oltretutto in una competizione che ero solito guardare in tv. Affrontavamo il Palermo di Pastore, Cavani, Miccoli”.

“Sono cresciuto tantissimo soprattutto come persona a Reggio, che considero una tappa importante. Eravamo dei soldati, niente orecchini e molto rigore. Per me, che ero un tipo un pò ribelle, fu dura ma feci tante partite conoscendo tanti amici. Mi confrontai con gente come Tedesco, Cozza, Acerbi, Di Lorenzo. Sento ancora tanti di loro. Armellino, Barillà, Missiroli, Viola, Adejo… Il successivo passaggio al Pescara mi permise di giocare in Serie A. E’ stato bellissimo perché ho coronato il sogno da bambino di militare nella massima categoria. Mi feci male, quindi avrei potuto giocare più delle 11 partite disputate ma mi basta il fatto di avere realizzato il mio sogno”.

Ho girato tantissimo, sono stati anni importanti giocando anche in B, categoria molto dura ma che ho fatto volentieri. Fui convocato in Nazionale Under 21. Quando l’allora presidente della Reggina Foti mi convocò in sede, non avevo il passaporto ma me lo fecero nel giro di una settimana. In azzurro andai a giocare pure in Russia, vincemmo 2-1 e faceva un freddo da pazzi. Lì conobbi Biraghi, Perin, Soriano, Destro, Faraoni, El Shaarawy, tutti giocatori forti. E’ stato bellissimo provare le emozioni del canto dell’inno della Nazionale. Il migliore avversario incontrato in carriera? Totti, De Rossi, Robinho, ibrahimovic, Pirlo, Pogba. Davvero tanti…”.           

Quando andai al Catania speravo di tornare in Serie B, ricordo ancora quella semifinale playoff persa col Siena. A Trieste condivisi una bella esperienza con Sarno e Rapisarda, ma senza gente allo stadio era bruttino. C’era il Covid, facevamo tamponi ogni giorno. Io senza tifo non so proprio giocare, i tifosi mi danno la carica. Al mio ritorno in rossazzurro ritrovai anche Ciccio Lodi. Non ho guardato la categoria dicendo subito sì al direttore perché Catania ha un appeal devastante, è una delle piazze più importanti del sud. La scorsa stagione ho segnato anche dei bei gol. Soprattutto a Licata, pensavo che il pallone sarebbe uscito fuori dallo stadio, invece calciai di prima e andò bene. Mi sfogai andando sotto la tribuna, con tutti quei tifosi rossazzurri al seguito non potevo fare altrimenti. Il gol più importante, invece, fu quello siglato contro il Trapani perché ci diede la spinta decisiva verso la grande cavalcata in C”.    

“Io burlone? Scherziamo sempre. L’anno scorso rubavamo le scarpe a Lodi, con De Luca ogni giorno ce n’è una, di recente Chiricò era sovrappensiero e, con una forchettata, ho mangiato il suo hamburger. Tutto questo conferma la volontà di fare gruppo, deve essere così. Dobbiamo diventare una famiglia come l’anno scorso, contribuisce portare a casa risultati. Io in campo? Mi sento come in un’arena, non mollo mai, anche se sbaglio qualche passaggio sono determinato a recuperare la pala, do tutto quando sono in campo. Fa parte del mio carattere. So di dovere sempre dimostrare qualcosa ogni giorno. Da piccolo ero difensore, perchè in confronto agli altri ero il più alto, ma a me non piaceva tanto giocare in difesa. Poi fui spostato a centrocampo. Un lavoro da mediano con tanti sacrifici dentro e fuori dal campo”.          

“La festa promozione? Mezz’ora dopo il triplice fischio rimasi bloccato in campo solo con scarpette e parastinchi perchè mi avevano spogliato, poi tutti a bere e cantare con il gruppo. E’ stata una vittoria bellissima, poi vincere a Catania vale doppio. Ricordo il casino di gente ad accoglierci, la festa sul pullman scoperto mangiando sushi e bevendo birra, vino, champagne, c’era di tutto”.

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