Giuseppe “BOB” Liuzzo, graphic designer con esperienza anche negli Stati Uniti, docente di Branding nel corso internazionale e coordinatore del corso di Graphic Design presso lo IED di Milano, commenta via social la presentazione della prima maglia del Catania Football Club:
“In molti hanno pensato che la presentazione della maglia HOME del Catania FC non sia stata scattata in città perché la location scelta è stata una delle stazioni della metropolitana. Qualcuno mi ha addirittura chiesto perché fosse stata scelta Milano per scattare le foto per poi meravigliarsi e rispondere con la solita frase “ah ma perché a Catania avete una metropolitana!?”.
Una stazione della metro non è un luogo identitario di per sè anzi, penso sia uno dei tanto decantati “non luoghi” che poco possono comunicare di unico quando si parla di territori (qui i napoletani avranno da ridire lo so bene) ma ritengo la scelta della location di fondamentale importanza e valore in quanto racconta una Catania che purtroppo in molti non vogliono riconoscere o semplicemente ignorano. Una metropoli del mediterraneo frenetica fatta di un glorioso passato ma di un altrettanto innovativo presente e, si spera, un ancor più ricco futuro.
È una città perfetta? NO, è una città innovativa? ovviamente NO ma, oltre il barocco, i monumenti, la cultura millenaria, penso che vi sia l’estremo bisogno di raccontare una città del “qui e ora” con immagini che possano sensibilizzare al far accogliere un luogo che anche se pretendiamo non cambi mai muta ogni giorno proprio come le persone che lo vivono e lo muovono.
Delle nostre città (soprattutto di una come Catania) si fa presto a raccogliere le lamentele per i loro malfunzionamenti, amministrazioni carenti, e problematiche urbanistiche ma ogni tanto bisogna mettere degli accenti positivi e comprendere che come una maglia da Calcio non è solo tessuto colorato che ti distingue dall’avversario, il luogo dove essa viene presentata non rappresenta solo uno sfondo ma una parte integrante di un racconto complesso e sociale.
Fin da bambino ho sentito troppo spesso la frase “IL CATANIA NON SI TOCCA” inizialmente non dicevo nulla ma poi ho capito che ciò che ci sta a cuore va toccato, maneggiato e immaginato ogni giorno per non decadere e diventare reperto anziché vita.
Da sempre sono convinto che il calcio sia la cosa più vicina alla religione che esita al mondo, capace di passare passioni da padre in figlio e di influenzare l’immagine dei territori che lo ospitano. Non parlo di una banale teoria del “Panem et circenses” ma di un settore sub-culturale che può e deve giocare un ruolo importante dentro e fuori il rettangolo da gioco nel veicolare e innovare il modo di raccontare e percepire i nostri territori.
Che valore ha questo testo? Probabilmente nessuno e quindi non mi rimane che dire, come sempre, “FORZA CATANIA”.
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