Intervistato da Chancebet News l’esterno d’attacco del Catania Marco Chiarella parla un po’ della sua infanzia e dei suoi trascorsi calcistici in Abruzzo, commentando anche la scelta di sposare il progetto rossazzurro. Queste le parole evidenziate:
“Ho vissuto un’infanzia serena a Penne, un Paese in cui tutti si conoscono, mi sono divertito. Mio padre giocava a livello amatoriale a calcio, ha avuto un brutto infortunio e non voleva che magari la cosa si ripetesse con me. All’inizio i miei genitori hanno spinto affinchè praticassi il nuoto, l’ho fatto per qualche anno ma non ho resistito più di tanto, poi hanno dovuto cedere anche loro. Non ero male anche nel nuoto ma non mi piaceva ed ho preferito il calcio”.
“Ho cominciato a giocare a Penne, all’età di 11-12 anni mi sono trasferito a Pescara iniziando lì la mia carriera giovanile. Sono cresciuto col mito di Del Piero perchè mio padre è juventino sfegatato, io non lo sono mai stato però i giocatori della Juve mi sono sempre piaciuti in particolare Del Piero, il più talentuoso e iconico della squadra che mi è rimasto impresso. Inoltre, con le dovute proporzioni, mi ispiro molto a Cristiano Ronaldo, un altro idolo di tutti un po’ per il suo incredibile talento e la sua dedizione al lavoro. E’ sempre stato il mio punto di riferimento, fermo restando che guardo anche le giocate di tanti altri campioni. Ronaldo è l’incarnazione del calcio insieme a Messi”.
“La mia avventura a Pescara? Venivamo dalla retrocessione dalla Primavera 1 alla Primavera 2, quello è stato l’anno che mi ha lanciato nel mondo dei grandi, fu la mia stagione più prolifica, togliendomi tante soddisfazioni siglando tanti gol ed assist, vincendo campionato e supercoppa, stagione indimenticabile. Lo scorso anno c’era la volontà di cambiare perché a Pescara avevo passato una stagione un po’ travagliata, per via degli infortuni avevo perso un po’ di motivazione e autostima. Purtroppo si è arrivati alla fine del mercato che non avevo trovato una sistemazione, allora c’erano due strade, andare all’estero oppure a Catania. Ho colto al volo l’opportunità del Catania credendo nel progetto illustratomi dal direttore. Ad oggi posso dire che è stata la scelta migliore. Non sembrava una società di Serie D, si capiva che fosse seria, inoltre la squadra ha una storia alle spalle. Il club ha grandi ambizioni, mi sono trovato bene tant‘è che poi ho spinto per tornare in Sicilia. E poi è difficile in C trovare una tifoseria come quella del Catania. Dai più grandi ai più piccoli, in città sono tutti appassionati del Catania. E’ qualcosa che ti entra dentro e ti fa innamorare di questa piazza”.
“Contro il Ragusa in casa ho siglato un gol importante perchè mi ha sbloccato mentalmente, venendo da un periodo di infortuni e lunghi stop. E’ servito ad accendere una lampadina dentro di me, a far scattare qualcosa. Da lì in poi è stato tutto più semplice. Quando un calciatore subisce un infortunio come lo vive emotivamente? Ti senti come un leone in gabbia, è frustrante. Io ho avuto più stop nel giro di poco tempo, proprio nel momento in cui stavo per rientrare subivo un altro infortunio. Il primo periodo è stato difficile, poi ho acquisito più forza e già dal giorno dopo l’infortunio mi sono messo sotto a lavorare con l’obiettivo di recuperare. Catania, dal pubblico alla società, mi ha aiutato a ritrovare autostima”.
“Il gol più bello in rossazzurro? Sicuramente quello di Vibo Valentia. Come ho vissuto la promozione in C? Emozione indescrivibile non tanto per me, ma perché siamo riusciti a ridare una gioia alla gente di Catania che veniva da un fallimento. Immagino sia stata una botta importante, avendo poi visto quanto la città tiene ai colori rossazzurri. Riportare il Catania tra i professionisti mi ha reso orgoglioso e felice per tutti i tifosi del Catania”.
“Vorrei intraprendere gli studi universitari. L’Università è qualcosa che piacerebbe a me ed ai miei genitori. Anche perché il calcio non sarà per tutta la vita, ora c’è tempo ma in un prossimo futuro ho intenzione d’iniziare magari in economia e finanza, qualcosa che mi appassiona. Personalmente sono un tipo che diventa amico di tutti in gruppo, non ho mai avuto problemi con i miei compagni di squadra. All’inizio sono un po’ chiuso in me stesso, poi mi apro, mi sciolgo e va tutto liscio come l’olio”.
“Sicuramente il momento più emozionante della carriera arriverà. Per adesso è rappresentato dalla promozione del Catania in C che ha emozionato tutta la squadra, anche chi ha militato in categorie superiori. Avvertiamo il peso della responsabilità quando si scende in campo, sappiamo di avere il dovere di emozionare i tifosi rossazzurri. Un giocatore con cui mi piacerebbe giocare? Verratti. Lui è nato in un paese che dista circa 15 minuti da Penne, ci ho giocato 20 minuti quando facemmo un’amichevole contro la Nazionale prima dell’Europeo”.
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