Curiosa intervista rilasciata dal terzino rossazzurro Francesco Rapisarda ai microfoni di Chancebet News, soffermandosi sulla sfera personale e le esperienza calcistiche vissute, fino ad arrivare alla militanza al Catania, concretizzando un sogno tanto atteso.
“Sono cresciuto in mezzo alla strada, con tanti amici che ancora oggi mi sono vicini e li sento sempre, soprattutto da quando sono ritornato a casa – afferma -. E’ sempre bello avere questi rapporti, spero siano più duraturi possibili. I miei genitori sono stati presenti nella mia vita, mia madre mi accompagnava agli allenamenti sempre, mio padre la domenica quando non lavorava poteva venirmi a vedere. Penso che siano fieri di me, io sono molto orgoglioso di loro. Con mio fratello ci dividono 5 anni di differenza, siamo legatissimi, abbiamo un’attività insieme e sono contento di questo, anche con mia sorella ho un ottimo rapporto, così come con mio cugino Salvo, presidente della squadra di calcio del Villaggio Sant’Agata che mette il cuore davanti a tutto”.
“Militavo nelle giovanili del Catania. Il primo anno a Cosenza non è stato facile, ero piccolino, lasciai il ritiro per la mia prima esperienza fra i grandi, ero molto ansioso di fare questo percorso ma volevo a tutti i costi diventare un calciatore. La sera stavo male, piangevo perchè mi mancava casa, poi però col passare del tempo tutto è sembrato molto facile. Cosa mi mancava di Catania? La famiglia in primis mi mancava tanto. Facevo di tutto affinchè i genitori, mio fratello e mia sorella salissero su. Ho anche dei fantastici nipoti che saluto, sono molto contento di tutti loro. Quando approdai alla Sambenedettese, invece, ho scoperto una città che ancora oggi reputo la mia seconda casa. Sono stato benissimo lì, ancora oggi quando posso in estate torno sempre a San Benedetto del Tronto perchè oltre al calcio ho conosciuto delle persone meravigliose che ancora vedo e sento spesso. E’ una città molto bella. E’ stata una tappa importantissima della mia vita. Triestina? Quando ci fu l’eliminazione dai playoff ad opera del Palermo, al di là della rivalità sportiva avrei voluto ottenere la promozione in Serie B, traguardo che ho sempre guardato dal basso e che ancora non sono riuscito a centrare. Spero di realizzare in futuro questo piccolo sogno”.
“Quando ho sposato Jessica è stato molto emozionante. Lei diceva che io fossi freddo, di ghiaccio, ma il giorno del matrimonio mentre l’aspettavo in chiesa mi sono emozionato, non me l’aspettavo. Ho capito di essere umano. Mio figlio Samuel è nato a Catania, volevo a tutti i costi che nascesse qui. Jessica è stata l’unica, la mia prima fidanzata, la prima donna che ho portato a casa, l’ho conosciuta a scuola e questo amore dura da 14 anni, spero possa durare ancora tantissimo”.
“Sei gol e promozione in C la scorsa stagione con il Catania? E’ stata un’emozione fortissima tornare a Catania, non sapevo cosa si provasse a giocare per la propria città, ho voluto fortemente il trasferimento dopo tantissimi anni fuori. Quando è arrivata la chiamata della nuova società non ci ho pensato due volte ad accettare. Tra l’altro, forse è anche un segno del destino il fatto che non abbia mai giocato contro il Catania. Io credo molto nel destino”.
“Il mio primo gol in maglia rossazzurra? E’ stato un mix di emozioni perchè mi è passato davanti un po’ tutto, speravo che potesse accadere ma non pensavo alla prima in casa davanti alla nostra gente. Emozione fortissima, corsi sotto la curva, ero impazzito di gioia, ho ancora i brividi quando rivedo quelle immagini. So di avere una forte responsabilità, la sento tutta sulle spalle ma nel momento in cui indosso quella maglia in campo è come indossare un’armatura, mi piace avere questa responsabilità e me le tengo. In futuro allenatore? Ad oggi dico no, ma in futuro le cose possono cambiare. Lascio sempre una porticina aperta”.
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