Il difensore rossazzurro Alessio Castellini, ai microfoni di Chancebet News, parla dei suoi trascorsi a Brescia e della scelta che lo ha portato a trasferirsi in Sicilia, commentando anche il rapporto con il mister Luca Tabbiani e non solo. Ecco quanto evidenziato:
“Sono molto legato alla mia famiglia, i primi calci al pallone li ho dati nella scuola calcio di Travagliato, da lì ho fatto un camp per il Brescia e qualche mese dopo è arrivata la chiamata delle rondinelle. E’ stata una bellissima esperienza fare tutta la trafila da quando avevo 7 anni fino ad arrivare in Primavera. Sono molto contento di quello che ho fatto durante il mio percorso, crescendo molto grazie ai mister avuti e l’esperienza maturata in prima squadra che mi ha formato tanto. Sia papà che mio zio Paolo, soprattutto, mi hanno trasmesso la passione per il calcio. Fin da piccolo andavamo con la famiglia a vedere le partite di mio zio”.
“All’apparenza sono un ragazzo un po’ timido ma col passare del tempo, conoscendo i compagni, mi apro molto e mi lego a loro perchè penso che oltre ad essere persone con cui devo lavorare sono anche persone con le quali, al di fuori, ci daremo sempre una mano l’uno per l’altro. Quando a 18 anni decisi di trasferirmi a Catania, quindi dall’altra parte dell’Italia, i miei genitori mi hanno appoggiato nella scelta che si è rivelata quella migliore. Ormai mi sono abituato a stare fuori anche perchè mi relaziono molto velocemente, i genitori sentono parecchio la mia mancanza perchè siamo tanto lontani, non vedermi non è la loro quotidianità. Io sceglierei il teletrasporto per tornare a casa se avessi un potere da supereroe”.
“Mi ispiro a Sergio Ramos perché ricopre il mio stesso ruolo e quando era giovane lo hanno adattato molto nei quattro di difesa come nel mio caso. Poi è diventato uno dei centrali più forti al mondo. Cristiano Ronaldo, invece, è una macchina ed a me piace molto allenarmi mentre Federer ha un talento che non si può allenare, con un’eleganza incredibile. Personalmente prediligo soprattutto il ruolo di centrale ma l’anno scorso ho avuto la possibilità di esprimere le mie caratteristiche anche da terzino sinistro. Se serve giocherei anche in porta”.
“Quando lascia il Brescia fu un duro colpo dopo avere assaporato l’aria della prima squadra, avere sentito che si poteva restare e poi, da un momento all’altro, trovarsi senza squadra. La famiglia però mi ha tranquillizzato e la ringrazio per questo, come ringrazio i procuratori che mi hanno trovato una realtà bellissima come Catania. Avevo anche altre proposte dalla C, però mi hanno convinto. Ero un pò perplesso inizialmente perchè mi sembrava di fare due passi indietro giocando in D, ma mi hanno spiegato che la crescita che si può avere a Catania per un giovane è formibabile. Facendo due passi indietro ne ho fatti due avanti”.
“Quando atterrai a Catania ad aspettarmi c’erano Lele Catania e l’ex direttore Fabio Arena che mi hanno portato all’hotel in cui alloggiava la squadra. La prima mezza giornata è stata un po’ dura perché ero da solo, non sapevo cosa fare, appena sono arrivati gli altri compagni mi si è aperto un mondo. A Catania, in città, ho notato subito le differenze rispetto a Brescia nel traffico e nella guida, diciamo leggermente spericolata e sportiva dei catanesi (sorride, ndr)”.
“Mi sto trovando molto bene con il mister, su ogni cosa ti dà una spiegazione e non tutti gli allenatori hanno questo tipo di rapporto con i calciatori. Il gruppo così può solo crescere, quando commetto degli errori il mister mi corregge e questo, soprattutto per un giovane come me, è fondamentale. Rizzo? E’ l’anima del gruppo, De Luca e lui si punzecchiano sempre e questo può suscitare un bel pò di risate nello spogliatoio. Siamo in bella compagnia con chi ho avuto anche l’anno scorso ma anche i nuovi si stanno ambientando completamente. Gli scherzi di Rizzo? Fortunatamente a me non ne ha fatti ma dopo questa intervista forse qualcosa uscirà”.
“La frase ‘Pattenu i cavaddi’ ha portato molto bene, speriamo che quest’anno facendo tutti scongiuri determini lo stesso risultato. Sono dell’idea che il lavoro paga sempre, poi ci deve essere un pò di talento ma lavorando si può solo migliorare. Cosa consiglio ai giovani che sognano di diventare calciatori? Il calcio è uno sport bellissimo ed auguro a tutti i giovani di diventare qualcuno perchè oltre ad essere un orgoglio per la propria famiglia lo è anche per se stessi, ma consiglio di avere sempre un piano B, di non mollare la scuola, di finire gli studi e provare anche l’università. Adesso io credo di fare qualcosa in quest’ambito che servirà quando finirà la mia carriera, spero il più tardi possibile”.
***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***