In un’intervista a fanpage.it, il capitano del Catania Francesco Lodi parla del passato e presente rossazzurro. Ricorda, ad esempio, quando è sceso in campo alla prima partita in casa col Lecce facendo due gol in tre minuti su punizione, in Serie A: “Per me quelli sono stati gol importanti per farmi conoscere. Lì è iniziata la mia storia d’amore col Catania”. Così come ricorda il gol alla Juventus in pieno recupero a Torino per il 2-2 come la rete siglata al Palermo in casa e tanti altri momenti di gloria. Sottolineando anche che Simeone lo faceva giocare da mezzala o comunque non come un vero e proprio regista, a differenza di Montella che vide in lui un regista puro.
“Giocare da esterno mi piaceva ma mi è sempre piaciuta avere la visuale completa del campo. A me, ad esempio, piace di più fare assist che fare gol”, le parole di Lodi. Che ricorda anche il Catania di Maran, quello dei record: “Maran capì che quella squadra dopo Montella e Simeone andava col pilota automatico. Non modificò molto ma provo a variare delle cose nel caso in cui le squadre avversarie non ci facevano esprimere al meglio: solo allora passavamo al 4-2-3-1 visto che in mediana io avevo giocato anche a due. Con questa variante abbiamo portato a casa diverse vittorie. Noi abbiamo lottato fino a marzo per un qualcosa di importante ma rispetto ad oggi non avevamo una panchina profonda. Siamo crollati in casa con l’Inter dopo essere stati in vantaggio per 2-0. Ci sono tante componenti per arrivare a certi traguardi ma ci siamo tolti tante soddisfazioni. Auguro al Catania attuale di battere quel record, vorrebbe dire che è stato fatto un lavoro incredibile”.
A proposito del presente: “È stato fatto un grande risultato con l’aiuto di tutti, perché siamo partiti in ritardo e tutto è stato fatto molto velocemente. Ogni giorno arrivavano giocatori nuovi e si è creato un gruppo, all’interno del quale chi già era qui ha provato a far capire ai nuovi cosa vuol dire indossare la maglia del Catania. Una città che vive di calcio e che negli anni ha passato momenti brutti ed eravamo stati scelti per un solo obiettivo, non c’erano altre strade. Dovevamo riportare il Catania in Serie C e ci siamo riusciti. Sono stati importanti tutti, chi ha giocato di più e chi meno, la società e l’ambiente. Le nostre motivazioni non sono mai venute a mancare e abbiamo raggiunto l’obiettivo”.
“C’è un grande lavoro quotidiano perché è una società rinata da zero e all’interno ci sono anche figure come ex calciatori che hanno vissuto il calcio in maniera diversa. C’è un lavoro enorme e si prova sempre a fare qualcosa in più per cercare di colmare il gap perso negli anni. Ora il Catania è tornato nelle categorie che gli competono e bisogna solo continuare su questa strada. La scelta di tornare? Quando uno lascia bei ricordi si dice che non si dovrebbe ritornare ma quando senti qualcosa dentro e l’adrenalina è diversa che in altri posti, allora non c’è paragone. Qui vivo, ho una scuola calcio e sto bene. Per me è stato naturale perché è casa mia. Quest’anno era molto importante perché mi sono state date molte responsabilità ma io non sono mai scappato e me le sono sempre prese, mi sono sempre piaciute. Ho visto questa opportunità perché sapevo che dietro alla squadra c’è qualcosa di importante”.
Sul futuro: “Io finché avrò voglia di correre dietro ai ragazzini, di arrivare per primo agli allenamenti e andar via per ultimo, oppure di stare davanti al gruppo durante le esercitazioni non vedo perché debba tirare i remi in barca. Vedremo cosa fare con la società. Io vorrei continuare ancora un anno, ma ci sarà tempo per decidere”.
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