Dall’Australia, il presidente del Catania Ross Pelligra detta già le linee per l’immediato futuro: “Quello della Serie A non è un sogno, ma un progetto ben preciso. Vogliamo vincere anche l’anno venturo, programmare l’attività giovanile portando i ragazzini della città sui nostri campi – le parole del patron rossazzurro riprese dall’edizione locale del quotidiano La Gazzetta dello Sport – Ne vogliamo costruire otto o dieci in un centro sportivo che sia a ridosso del centro storico. E amplieremo la capienza del Massimino. Nessuno deve restare fuori. Tutti sono invitati a partecipare alla festa”.
A La Sicilia, invece, aggiunge: “Se si mette il cuore durante la giornata di lavoro si riesce a ottenere il risultato. Abbiamo anche creato una squadra che trasmette il senso della professionalità a chi vuole crescere e ottenere i traguardi. Tornerò a Catania anche quando starà per finire il campionato per l’ultima in casa. Voglio stare con i catanesi e vivere la festa. Poi programmeremo l’anno che verrà. Il budget per la prossima stagione non lo abbiamo ancora quantificato, ma la nostra intenzione è concorrere per vincere il campionato anche l’anno venturo. Se vuoi diventare un grande calciatore devi allenarti continuamente e fin da ragazzino. Vogliamo che i bambini diventino campioni a casa nostra. Che si divertano, soprattutto. Servono tanti campi all’avanguardia per tutte le fasce di età“.
“Nesima? Buona soluzione, ma secondo i nostri progetti proiettati nel futuro serve un’area di 150mila mq. Vorremmo lavorare col vivaio come club del calibro di Fiorentina, Atalanta e Milan. Torre del Grifo? E’ in mano ai curatori e territorialmente troppo distante dal centro di Catania. Si sta deteriorando e poi non è una struttura che corrisponde alle nostre idee ed esigenze attuali. In ogni caso aspetto di discutere appena avremo un cenno definitivo. Lo stadio? Se vogliamo diventare un club internazionale quando andremo in A, non possiamo permetterci di lasciare tifosi fuori dallo stadio per ragioni di capienza, anche perchè la partita deve essere un giorno di festa per la città e per tutte le generazioni. Ecco perchè la capienza è da ampliare. Ci confronteremo con la nuova amministrazione comunale, considerando le fondamentali esigenze di chi vive nel quartiere”.
“Siamo stati accolti benissimo e con grande entusiasmo. L’integrazione è fondamentale per il successo di un’attività. Nel suo rapporto con la città, l’imprenditore propone e non impone. Cosa ho ammirato di Catania? Ha una storia meravigliosa. Rispetto il patrimonio storico, architettonico, paesaggistico e culturale. Ci sono tantissimi edifici di pregio, si devono pulire e sistemare quelle facciate che sono trascurate. Ci sono turisti 12 mesi l’anno, ma occorre sistemare la città per farla decollare definitivamente sotto questo aspetto. A Catania ogni quartiere ha una storia, la festa di Sant’Agata mi ha permesso di girare i vari rioni per capire la storia di ogni contrada. E questo mi ha affascinato. In Australia i nonni avevano sempre una venerazione per la Santa. Se accadeva qualcosa esclamavano ‘Ci affidiamo a Sant’Agata’. Così durante quei giorni di festa ho interpretato le loro preghiere. Mia nonna quando ho compiuto 18 anni mi ha regalato un quadro di Sant’Agata realizzato con l’uncinetto. Il Duomo? Ho sempre pensato di realizzare un percorso che dal centro porterebbe i tifosi allo stadio. Serve un coinvolgimento generale delle istituzioni per sistemare le periferie e studiare un tragitto che possa attirare anche i turisti”.
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