Il Catania SSD lo ha ricordato attraverso la pubblicazione di una foto ed un messaggio sui canali social del club. Anche il popolo rossazzurro non può che mantenere vivo il ricordo del “Presidentissimo”, nel giorno del 27/o anniversario della sua scomparsa. Per l’occasione abbiamo raccolto una serie di aneddoti e pensieri di ex calciatori del Catania, intervenuti ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com in questi anni, con riferimento proprio alla figura di Angelo Massimino.
A cominciare dall’ex centrocampista Pasquale Casale: “C’è sempre stato un rapporto di grande schiettezza e sincerità. Ad esempio i primi tempi addirittura spesso e volentieri ci mandavamo a quel paese avendo entrambi due forti personalità. Dopo un mio piccolo incidente però lui si attaccò a me quasi morbosamente trattandomi davvero come un figlio e quindi sviluppammo un rapporto bellissimo e meraviglioso che purtroppo si interruppe a causa dei miei malintesi con mister Mazzetti. Chiesi la cessione anche se lui cercò di trattenermi a tutti i costi. Le incomprensioni con Mazzetti mi costrinsero ad andare via seppur con grande dispiacere mio e del presidente Massimino”.
“Quando mi feci male all’occhio, ebbi applicati 23 punti di sutura al sopracciglio. Lui mi teneva la mano e piangeva perchè pensava avessi perso l’occhio. Mi tenne la mano tutta la notte. Oppure ricordo anche che fu determinante in un momento in cui l’allenatore non mi faceva giocare nonostante fossi uno dei più in forma. Massimino impose che venissi schierato e non poteva fare una scelta migliore. Mi pagò un sacco di soldi dall’Avellino. Poi io portai tantissimo alle casse del Catania. Massimino fu come un padre. Mi scriveva il contratto su un block notes. Mettevo la firma mia, lui la sua, era una promessa. E lui manteneva la parola, ricordando la cifra esatta che poi avrebbe dovuto pagare. Un uomo di parola e molto oculato”.
Giovanni Mei, allenatore del Catania dal ‘96 al ‘98: “Raramente ho visto una passione ed un amore verso una squadra di calcio anche solo minimamente paragonabile a quella che il presidente e la sua famiglia avevano nei confronti del club rossazzurro”.
Claudio Ciceri, ex bomber rossazzurro anni ’70: “Era un presidente-tifoso, sempre presente con la squadra. Era uno di noi. Quando si parlava dei premi partita, solo io conosco le scenette. Era unico nelle sue estrapolazioni. Voleva sempre mantenere alto l’entusiasmo. Abbiamo avuto dei contrasti perchè lui pretendeva sempre la vittoria, ma purtroppo non si può sempre vincere. A volte ti devi accontentare, ma lui ci spronava sempre a vincere. Non ho mai più ritrovato presidenti così legati ai colori sociali. Era unico. Giusto avere intitolato lo stadio a suo nome. Io ricordo ancora quando tornavamo in traghetto da Reggio Calabria vittoriosi per 3-2 ed era con tutti i tifosi a cantare e ballare. Cose irripetibili”.
Queste le parole di Roberto Sorrentino, uno dei più grandi portieri della storia del Catania: “Quando seppi che il Catania mi aveva acquistato, amici e dirigenti mi dicevano «mamma mia, vai a Catania? Il presidente è Massimino? Sarà dura per te». Invece colgo l’occasione per dire che era tanta roba. Sembrava un burbero, ma se lo sapevi prendere ti accontentava in tutto, un personaggio che viveva per la sua squadra e per i suoi ragazzi, aiutato molto dalla moglie che ricordo con affetto”.
“Cito un episodio. L’anno della scomparsa di Massimino ero stato contattato dal Catania. Eravamo in C2, io allenavo il Fasano e con il presidente ci saremmo sentiti a fine campionato per un eventuale incarico come mister a Catania. Purtroppo non è stato possibile continuare il discorso per il terribile ed inaspettato incidente. ‘Zio Angelo’, così lo chiamavo io, sicuramente ancora oggi lo ringrazio perché prese un portiere giovane e inesperto che poi diventò giocatore importante con un’ottima carriera. Se sono diventato un buon calciatore devo tutto a lui. Spesso ripeteva la frase «Non vendo Sorrentino. Poi dovrei comprare un nuovo portiere pagandolo di più». In sede di rinnovo del contratto, non dimentico quando mi disse, dopo due ore di litigare, «basta litigare perchè tanto so che devo farti firmare, automaticamente con il tuo rinnovo la gente sottoscriverà l’abbonamento»”.
L’ex difensore Roberto Pidone: “Era un personaggio, in tutto e per tutto. Io ho trascorso dei momenti stupendi con lui, ma lo stesso discorso vale per i compagni. Tutti ridevamo e scherzavamo sentendo le sue battute. Come Anconetani, Sibilli e Rozzi, Massimino è una persona che il calcio non dimenticherà mai e ricorderà sempre con stima. Oggi non esistono figure così”.
Così, invece, l’ex centrocampista Alfonso Greco: “Massimino era un personaggio stupendo, particolare, molto attaccato ai colori del Catania. Mi chiamava ‘Ingegnere’. Non esistono più Presidenti così nel calcio. C’erano anche momenti non facili da gestire con lui eh (ride, ndr) ma è stato un personaggio che ha fatto la storia del Catania”.
L’ex attaccante Carlo Borghi (nella foto, ndr) autore di una trentina di gol in rossazzurro: “Angelo Massimino è il presidente che ricordo con particolare piacere, era un tifoso. Amava Catania ed il Catania in maniera molto accentuata. Ha dato la vita per il Catania. fece di tutto per riportarmi a Catania. Ero ad Ascoli, ma scesi di categoria molto volentieri. Lui aveva una grossa simpatia nei miei confronti, me l’ha dimostrata più di una volta e questo rappresentò un motivo in più per tornare. Al Presidente piacevano molto gli attaccanti, penso che fossi privilegiato nel rapporto con lui proprio per questo. Mi chiamava spesso. E’ nata questa simpatia reciproca mutata poi in affetto”.
Lo ricorda così l’ex difensore Aldo Raimondi: “Il Presidente se facevamo i cattivi ci diceva ‘vi mando a giocare a Canicattì’! Battute che non si dimenticano. Quando mi fece il contratto, armeggiava con il cemento. Aveva la pala in mano, mi disse ‘come ti chiami?’. Io risposi ‘Aldo’. Voleva pagarmi 15 milioni di lire, io ne avevo presi 18 a Como. Poi mi disse ‘vabè, ciao’. Il tempo di scendere in albergo e me ne diede 20. Era come vivere in una famiglia, Massimino persona eccezionale”.
Proseguiamo con l’ex difensore Valeriano Prestanti: “Massimino aveva una grandissima umanità e me l’ha dimostrata. Quell’anno mia moglie era incinta di sette mesi, dovevo stare con lei e non mi permettevano di salire in aereo perchè si rendevano necessari determinati permessi. Allora dovetti viaggiare in macchina. Programmai delle tappe, non potevo fargli fare un viaggio così lungo. Chiesi al Presidente che mi desse il permesso di andare via perchè c’era in programma una gara delle vecchie glorie per festeggiare la vittoria del campionato. Lui fu comprensivo, mi mandò in sede conteggiandomi quel che ancora mi doveva. Ritornai al cantiere, in giacca ma sempre con le scarpe sporche. Mi fece un assegno personale e mi abbracciò. Questo non lo dimenticherò mai. Capì la mia esigenza e non fece problemi, pur sapendo che neanche una settimana prima la Fiorentina mi aveva riscattato. Non ero più del Catania ma si comportò da signore lo stesso, fino in fondo”.
L’ex attaccante Marco Piga: “Ricordo che quando trattai il trasferimento al Catania dall’Avellino, non raggiunsi subito l’accordo. Massimino mi diceva sempre «lei è troppo esoso». Io frequentemente mi confrontavo con lui per i discorsi legati ai premi partita. Era sempre uno spasso col Presidente. Si creò una famiglia. Andavamo tutti a cena insieme. Sono contento di avere fatto parte di quel periodo storico perchè c’erano dei valori rilevanti dal punto di vista caratteriale. Valori importantissimi anche nella vita e che oggi si faticano a riscontrare”.
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