Ospite della trasmissione ‘SalaStampa’, su Etna Channel, il centrocampista catanese doc Marco Palermo esprime le proprie sensazioni dopo l’avvenuta promozione del Catania in Serie C:
“Abbiamo fatto qualcosa di meraviglioso. Dedico la promozione alla mia famiglia, in particolare a mia mamma perchè con lei è come se fosse un rapporto di amicizia che ci lega. Da catanese non è facile spiegare la felicità, la gioia e le emozioni provate. Aspettavamo tutti questo momento. E’ un motivo di orgoglio avere ottenuto questo risultato nell’anno della rinascita, ma il campionato non è finito. Mancano sei partite e dobbiamo continuare su questa strada. Vincere la poule scudetto è un altro obiettivo che ci siamo prefissati”.
“Fin dall’inizio pensavamo di essere in grado di vincere il campionato, ma le partite vanno giocate e non è mai facile vincere con così largo anticipo. Tra novembre e dicembre abbiamo accusato un calo fisico, la gara col Trapani ribaltata nel giro di un paio di minuti ha segnato la svolta. Il mio futuro? Spero di rimanere qui a lungo, se potessi firmerei a vita. Devo ancora parlare con la società. Io ho realizzato il sogno di vestire la maglia del Catania, di entrare allo stadio davanti a quel pubblico straordinario, ma ne ho altri sogni da inseguire”.
“Da piccolo già giocavo a Catania, per vari motivi mi mandarono via. Fu una delusione così forte che per un anno e mezzo smisi di giocare, perchè Catania rappresentava il mio sogno. Avevo 13-14 anni, non ricordo bene. Poi ho ripreso a giocare, spinto dagli amici e da mio padre, il quale mi ha seguito sempre dicendomi di non mollare. Sono ripartito dalla San Pio X, in Eccellenza, vincendo il campionato e la coppa. L’anno successivo ho vinto a Siracusa, poi ho lavorato con mister Sottil che è uno dei migliori allenatori in Italia come sta dimostrando”.
“Il mio ritorno a Catania? Su alcuni siti leggevo che c’era la possibilità di un approdo in Sicilia del direttore Laneri, che conoscevo dai tempi del Siracusa. Speravo in una sua chiamata. Quando è arrivata, nel giro di 30 secondi ho detto sì. Sapevo di dovere dare il massimo, a prescindere dal fatto che giocassi da titolare o meno. Rispettando le scelte del mister, che non sono mai facili soprattutto per via del discorso under. I sette gol finora realizzati mi hanno fatto vivere ancora meglio la stagione. E giocare nella mia città mi ha dato una carica ulteriore. Si è chiuso un cerchio in qualche modo. Per me questa è come una rivincita. Ho deciso di tatuarmi sulla mano destra la scritta ‘Melior de cinere surgo’ proprio in ricordo della promozione. E l’emozione più grande che porterò sempre dentro è il gol siglato contro il Canicattì“.
“Avere Lodi in squadra è un’arma in più. Dà consigli, è un leader, un punto di riferimento. Ma è il gruppo nella sua interezza che ha fatto la differenza. Dopo la sconfitta di Santa Maria di Castellabate ci siamo detti che non era successo niente. Ripartendo uniti e compatti. Non abbiamo mai avuto discussioni, andando avanti tutti per la stessa strada. Il mister? E’ una bravissima persona, un grande gestore perchè non è facile gestire un gruppo di 30 giocatori. Mi nomina spesso nelle interviste, non so il motivo. Magari gli dispiace tenermi in panchina ma sa che quando entro in campo faccio sempre bene”.
“Qualche aneddoto nello spogliatoio? Ce ne sono tanti. Quando finisce la partita, ad esempio, volano schiaffi, ci lanciamo le cose addosso. Tutto parte da Rizzo, poi gli altri lo seguiamo a ruota. Bethers? E’ sempre un ragazzo serio, anche quando arriva il triplice fischio dell’arbitro. La Serie C? Ti confronti con piazze più difficili rispetto alla D, giocatori e squadre con una cifra tecnica differente ma la società etnea costruirà sicuramente un organico competitivo anche nella prossima stagione”.
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