Allena da più di 15 anni ed è allenatore professionista Uefa A dal 2016. Luca Lugnan, da calciatore, ha indossato anche le casacche di Catania e Palermo. Proprio le due sponde della Sicilia hanno avviato progetti ambiziosi con proprietà solide. Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com Lugnan ha parlato delle due principali tifoserie siciliane e di altri temi riservati al progetto di rilancio del calcio rossazzurro firmato Pelligra.
Catania è ripartita dalla Serie D, con grande entusiasmo.
“Vedo tanta euforia, mi fa molto piacere. Stanno facendo molto bene, vinceranno il campionato. Tutte le componenti societarie hanno allestito un gruppo di lavoro di spessore. Per uscire da quei campionati devi venire fuori di prepotenza, ed è quello che sta facendo il Catania. Puntando su chi conosce la piazza, giocatori e staff all’altezza che riescono a trasmettere una mentalità, una cultura del lavoro, un atteggiamento e una dedizione tali da vincere un campionato non facile. In più la gente ti dà un supporto incredibile. Tutto questo mix funziona, c’è continuità. Tutto sta andando secondo i piani. Se si riesce ad innescare questa scintilla portando 15/16mila spettatori diventi devastante. Il Catania ha acquisito un’unione d’intenti con un gruppo di lavoro forte dove tutti remano nella stessa direzione. Fa parte dello staff anche Giovanni Petralia, professionista molto preparato e amico mio. Se la squadra rossazzurra corre non è un mistero. C’è stata sicuramente una mole di lavoro importante in sede di preparazione atletica e adesso si vedono i frutti. Il Catania è in buone mani”.
Prospettiva Serie C. Confermeresti gran parte della rosa il prossimo anno?
“La C è tutta un altra storia. Quest’anno il Catania ha tanti giocatori che fanno la differenza ma in terza serie il motore è diverso, ci vuole altro materiale. Non dico 30 giocatori da cambiare ma almeno 10 di categoria forti li devi prendere, e non bastano. L’organico attuale presenta tanti elementi, su questa intelaiatura di base si possono inserire quegli innesti funzionali ad un campionato come la C, ma ci sono tempi e ritmi di gioco differenti. Adesso ti confronti con avversari modesti, in Lega Pro invece la cifra tecnica è più elevata”.
Luca, tu hai giocato sia nel Catania che nel Palermo. In cosa sono simili ed in cosa differiscono le due tifoserie?
“A Catania c’è un rapporto molto più stretto tra il tifoso ed il giocatore. Un amore incondizionato. Ricordo contestazioni al mio primo anno in rossazzurro, l’anno successivo abbiamo vinto. A Palermo in questo senso sono più freddini. Quando le cose non vanno bene a Palermo magari disertano lo stadio, mentre a Catania vengono a prenderti nello spogliatoio per spronarti perchè hanno fame, voglia, la passione di tornare nelle categorie importanti. Tutto questo non manca a Palermo, ma nella sponda rossazzurra della Sicilia si riesce a creare entusiasmo anche quando non tutto va per il meglio. Palermo piazza molto calorosa, ma a Catania c’è più fuoco a prescindere dalla categoria, sono piazze diverse. Catania ha una dignità a livello di tifo non riscontrabile da nessun’altra parte”.
Ti aspettavi che il Catania ripartisse così forte?
“Non è mai semplice. Per portare avanti un cammino del genere tutto deve incastrarsi alla perfezione. Poi, risultato dopo risultato, è come una valanga, sviluppi muscoli sempre più grandi, non hai paura di niente e di nessuno. Acquisisci autostima, vai sempre a mille. E questo meraviglia perchè io al primo anno di Catania avevo compagni di squadra che chiesero di andare via perchè non reggevano la pressione. Adesso questo non si nota affatto perchè c’è uno staff importante, ci sono in rosa calciatori che avevano già giocato lì, conoscono quindi la piazza, e aiutano chi è alla prima esperienza a Catania. In più sono giocatori forti ed i giovani ricevono un prezioso supporto, sbagliano meno e crescono più velocemente quando arrivano i risultati. Un plauso va anche all’allenatore che sa gestire bene il gruppo nelle sue componenti, under e over. C’è una sana concorrenza e la consapevolezza di vestire una maglia importante con un pubblico che trascina. La classifica ti dà più serenità e va a stemperare la pressione perchè sei tranquillo, sai di essere la più forte sul piano tecnico e fisico, un pò come sta facendo il Napoli in Serie A. Inoltre nel club ci sono professionisti che hanno dimostrato di operare bene, dirigenti che hanno il polso della situazione. Tanto di cappello. La società denota una forte presenza”.
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