Pasquale Marino ha vissuto il Catania sia nella vesti di calciatore, da protagonista nella vittoria del Campionato Nazionale Dilettanti negli anni ’90, che in qualità di allenatore, in Serie A. Ai microfoni di SerieD24.com lo stesso Marino si è soffermato sul passato e sul presente rossazzurro. Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista:
“Dal Catania del 1994/95 a quello di oggi sono cambiate tante cose. Il calcio è sempre in evoluzione anche nelle regole delle sostituzioni che si potevano fare. Gli organici erano in formato ridotto rispetto ad oggi. Noi all’epoca eravamo contati o quasi. Il Catania oggi dispone di un organico qualitativamente e tecnicamente ampio, si può dire che è stata costruita una squadra forte come lo eravamo noi. Una quindicina di giocatori che venivamo tutti da categorie superiori. È stato un campionato più combattuto rispetto ad oggi dove la squadra sta passeggiando. Per me fin dall’inizio hanno fatto vedere che non c’è partita. Hanno fatto un gran lavoro. Dal nulla è stata creata una buonissima squadra e spesso partire da zero non è mai facile. Gestire un gruppo di tantissimi giocatori non è semplice. Sia Ferraro che la società hanno fatto cose straordinarie. A volte si pensa erroneamente che sia tutto facile quando si vince. Hanno avuto ottime intuizioni per costruire una squadra così”
“Io sono stato bene a Catania. Vivere la città mi è piaciuto tantissimo come anche nell’ambiente sportivo. L’impatto con Angelo Massimino è stato positivo. Un personaggio particolare e che dava ai giocatori del “lei” e mi chiamava “u regista” (ride ndr), perché giocavo come regista. Ho conosciuto due presidenti che hanno fatto la storia del Calcio Catania ed è chiaro che nella gestione Pulvirenti c’è stata più continuità nella massima serie con 8 campionati di fila”.
“Dopo una stagione in cui in Serie B nel 2015 in cui avevo preso il Vicenza in zona play-out e siamo arrivati terzi ad un passo dalla Serie A, mai avevo ricevuto così tante richieste di squadre blasonate. Però io avevo scelto di tornare al Catania, poi purtroppo è successo lo scandalo e la retrocessione in C. La società mi chiese aiuto dopo un campionato di B di sofferenze e quando mi ha chiamato Pulvirenti ho messo i rossazzurri al primo posto davanti a tante società di categoria. Per me era un segno di riconoscenza verso una piazza che mi ha fatto arrivare all’Udinese e a giocarmi la Coppa UEFA”.
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