A MENTE FREDDA: l’analisi del match disputato dal Catania contro il Trapani

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Chiuso in bellezza il girone d’andata. Il Catania riscatta prontamente la sconfitta di Santa Maria di Castellabate andando ad aggiudicarsi il derby con il Trapani. Nona vittoria casalinga su nove per i rossazzurri che confermano il ruolino di marcia super tra le mura amiche. Ma non è stato semplice superare l’ostacolo trapanese. Squadra ben messa in campo ed organizzata, il Trapani, che veniva da una serie positiva di risultati e ha disputato una gara diligente giocando a tratti a viso aperto. Poi, la qualità e la reazione dei padroni di casa ha fatto la differenza.

Poche emozioni nel primo tempo, ad eccezione del calcio di rigore trasformato al 32′ da Kosovan (ingenuo il fallo commesso da Lorenzini in area) e del gol annullato a Jefferson prima dell’intervallo. Per il direttore di gara la palla calciata dal brasiliano, ben appostato in area, non ha varcato la linea di porta. Nè il guardalinee (soprattutto), nè l’arbitro hanno optato per la convalida della rete, sbagliando clamorosamente tra le vibranti proteste di squadra rossazzurra e pubblico.

Dopo una prima frazione sottotono, sviluppando trame di gioco prevedibili con poca spinta sugli esterni e idee latitanti dalla trequarti in su, rientrato in campo nella ripresa il Catania ha adottato un atteggiamento propositivo avendo un solo obiettivo in testa: pareggiare i conti e, successivamente, ribaltare il risultato. E’ andata proprio così. Addirittura nel giro di un paio di minuti il Catania è riuscito nell’intento, reagendo con carattere e sagacia. Prima il colpo di testa vincente di Marco Palermo, impazzito di gioia nel vedere il pallone insaccarsi provando l’emozione del primo gol da catanese al “Massimino”; poi il suggerimento perfetto e l’intuizione di Rizzo che si è fatto trovare al posto giusto al momento giusto per siglare il raddoppio valido per il sorpasso.

Pregevoli le azioni collettive che hanno portato due volte al gol gli etnei i quali, trascinati dalla spinta del popolo rossazzurro, in altre 3 circostanze hanno sfiorato il tris con De Luca, Lodi e Sarno che, a tu per tu col portiere, non hanno approfittato degli spazi lasciati dalla difesa granata. In questi casi sovente si rischia la beffa con la classica legge del “gol sbagliato, gol subìto”, ma fortunatamente non è stato il caso del Catania. La retroguardia catanese, dopo un primo tempo in affanno, è cresciuta nella ripresa con Lorenzini che ha riscattato l’errore precedente in occasione del rigore effettuando un grande intervento difensivo che ha assunto la valenza di un gol.

Il Trapani ha provato a rimettere in equilibrio il risultato sfruttando l’imprecisione sotto porta del Catania e aumentando l’intensità, ma poche volte effettivamente sono stati creati grattacapi a Bethers, sicuro e attento. Bene il ritorno al 4-3-3 per la squadra di Ferraro, soprattutto l’inserimento di Andrea Russotto che ha spaccato la partita nella seconda parte di gara. Benissimo Palermo che, gol a parte, ha corso come un indemoniato pressando a tutto campo, recuperando palloni e partecipando allo sviluppo della manovra offensiva. Merita la fiducia del tecnico in un centrocampo per la seconda volta in questa stagione privo del baby Vitale (aveva saltato la trasferta di Licata causa squalifica). Lubishtani, primo 2004 alternativo individuato da Ferraro, ha vissuto 45 in difficoltà acquisendo però sicurezza nel corso della ripresa, prendendo anche parte all’azione che ha portato al definitivo 2-1 di Rizzo.

Al triplice fischio dell’arbitro festa per tutti. Per i sostenitori rossazzurri, che hanno esultato insieme alla squadra al grido “La capolista se ne va”, e per i tifosi del Trapani che, al di là della delusione legittima per la sconfitta, hanno applaudito i propri beniamini e cantato insieme agli amici catanesi, fortificando un gemellaggio già solido da tempo. Tre punti sotto l’albero, auguri e vittoria con dedica al popolo etneo onorando la memoria di Sinisa Mihajlovic, omaggiato da tutto lo stadio, che mai dimentica gli uomini speciali.

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