L’articolo riportato è uno stralcio dell’originale, non volto a sostituirsi a questo, pertanto invitiamo ad approfondire i contenuti presenti acquistando il giornale ‘La Sicilia’ in rassegna
“Ha allenato tutti noi, Sinisa. Il Catania, i tifosi rossazzurri, i giornalisti. Bastone e carota. Perchè dietro il carattere rude che faceva emergere durante la mirabolante rincorsa salvezza del 2009, c’era un Sinisa godibilissimo”.
Arrivò in Sicilia a sorpresa al posto di Atzori, Catania ultimo in classifica e la società ordinò un ritiro improvviso a Roma, alla Borghesiana, vicino l’Eur. “Mihajlovic si presentò dopo aver diretto un allenamento durissimo finito dopo aver calciato dieci punizioni battendo sistematicamente il portiere Kosicky: «Ho combattuto due guerre – disse – Non ho paura di nessuno. Se i giocatori mi seguiranno bene, altrimenti saranno c… amari per tutti»”.
Il Catania perse col Livorno, la settimana successiva vinse a Torino contro la Juve. “«Andiamo a Torino e lì vinceremo» ripetè per tutta la settimana Sinisa. Nessuno poteva credergli. Dopo il 2-1, nella pancia dello stadio piemontese, il tecnico rossazzurro ci venne incontro ringhiando: «Cosa ti avevo detto? perchè non mi hai creduto?». Dopo aver cercato di pescare dal fondo di un tunnel senza uscita una risposta plausibile, fu proprio lui a toglierci dall’imbarazzo: «Dai, ti perdono, non potevi scrivere diversamente». Un abbraccio con due pacche sulle spalle (eufemismo) segnarono l’inizio di un rapporto belissimo, sempre oltre le righe. Dopo il pari di Martinez su rigore, Sinisa prese di peso un Ricchiuti che esultava e lo scaraventò in panca: «Non è il momento», gridò”. Cominciò una grande rimonta.
A proposito del ‘cucchiaio’ dal dischetto “che Mascara s’inventò contro Julio Cesar, sua vittima preferita: «Se avesse sbagliato quel rigore, Peppe sarebbe fuggito lontano dallo stadio, lontano da Catania». Mihajlovic indossava anche a maggio “uno sciarpone rossazzurro per scaramanzia. Come, proprio perchè portava bene, alla vigilia della gare, in conferenza, era solito raccontare aneddoti della sua militanza nella Samp alle dipendenze di quel geniaccio di Boskov. E allora il suo racconto diventava quasi una rappresentazione teatrale”.
“Amava mangiare pesce, Sinisa. E barattava le maglie rossazzurre con i prodotti freschi che arrivavano in barca vicino la Baia Verde”. Catania piange “per il guerriero con il cuore gentile che arrivava in Bentley, vestiva alla moda, lasciava una scia di profumo inconfondibile. E lavorava con una passione che non aveva eguali”.
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