Ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com Pietro Tarantino, ex centrocampista rossazzurro durante il campionato di C2 ‘98/99, ha enunciato le proprie considerazioni in merito al percorso del Catania SSD nel massimo campionato dilettantistico. Spazio poi ad un momento amarcord relativo alla sfida tra Messina e Catania del 13 Dicembre 1998 nonché alle considerazioni personali su come rilanciare il calcio isolano.
Pietro, numeri alla mano il Catania è una delle squadre più forti di tutta la serie D. Ti aspettavi questo tipo di percorso?
“Me lo auguravo con tutto il cuore anche perché quando si cambia società le aspettative riguardo alla vittoria del campionato sono sempre molto alte, specialmente se ti chiami Catania e sei costretto a ripartire da una categoria come la Serie D. Sono rimasto però piacevolmente sorpreso dai numeri di questa squadra, visto che non mi aspettavo un percorso così netto ed entusiasmante. Faccio i miei più sinceri complimenti a questa nuova proprietà, ai ragazzi che scendono in campo ed ovviamente a mister Ferraro, mio grande amico. Il Girone I è uno dei raggruppamenti più complicati di tutta la quarta serie ma questa formazione sta facendo sembrare semplicissime anche le cose più difficili quindi tanto di cappello ai rossazzurri.”
Così come accaduto nelle ultime settimane, anche contro il Real Aversa il Catania vince ma non convince completamente…
“Non è semplice disputare un intero campionato con l’obbligo di vincere ad ogni costo, tanto meno in una piazza fortemente esigente e dalle enormi pressioni come quella etnea. Io penso che nel corso di questa stagione si sarebbero potute aprire due strade: giocare un bel calcio ma perdere qualche punto per strada oppure guadagnare qualche punto in più ma esprimendo un gioco meno brillante e, considerando l’obiettivo finale del Catania, credo sia molto meglio la seconda opzione. Non parlerei quindi di demeriti del Catania quanto piuttosto di meriti assoluti, visto che pur giocando male questa squadra riesce sempre e comunque a portare a casa il risultato. Inoltre per una formazione come quella rossazzurra disputare un campionato di vertice in Serie D non è mai agevole perché quasi tutti gli avversari pensano più a chiudersi ed a difendersi tentando quindi di distruggere e frammentare il gioco piuttosto che giocarsi la sfida a viso aperto e concedere spazi. Il Catania però ha il grande pregio di riuscire a sbloccare per prima il punteggio così da incanalare le partite su binari favorevoli e sopperire in qualche modo alle tattiche ultra-difensiviste degli avversari. In più bisogna sempre considerare che è inverosimile pensare di giocare tutta la stagione su livelli altissimi quindi ci sta ampiamente un calo delle prestazioni. Infine un concetto molto importante riguarda poi il peso della maglia del Catania che, rispetto a quella di tutte le altre squadre di Serie D, non ha eguali.”
Sul piano del gioco il team etneo è sembrato più prevedibile e di facile lettura rispetto ad inizio stagione. Cosa dovrebbe fare mister Ferraro per superare questo momento un pò particolare?
“Visti i numeri di questo Catania non credo assolutamente che a questa squadra servano dei rinforzi. 11 punti di vantaggio dalla seconda in classifica, unica squadra della categoria ancora imbattuta, soltanto tre pareggi conseguiti in quindici gare, peraltro tutti ottenuti fuori casa e su campi non semplici da affrontare, quindi ciò che mi chiedo è cosa si possa pretendere di più da questa formazione. Andare ad intaccare gli equilibri di una squadra stratosferica inserendo dei nuovi calciatori non so fino a che punto possa essere produttivo. In ogni caso spetta comunque alla società decidere se intervenire o meno sul mercato anche se sono sicuro che, nell’eventualità, ingaggerebbero soltanto profili utili e non deleteri per il gruppo. Anche cambiare modulo o interpreti non so fino a che punto possa risultare decisivo. In campo ci vanno sempre e solo i giocatori per cui non credo assolutamente che far giocare chi magari in questo momento ha avuto meno spazio possa cambiare radicalmente l’andamento del gioco espresso. A mio modo di vedere non devono mai essere dimenticate le difficoltà intrinseche della Serie D, in particolar modo l’obbligo di far giocare quattro under i quali magari pagano l’emozione o l’ansia di giocare ogni Domenica di fronte a 10/15 mila persone. Per quest’anno la cosa veramente importante è raggiungere l’obiettivo e portare a casa quante più vittorie possibili ed il Catania lo sta facendo ampiamente. Il resto conta solo relativamente.”
Il 13 dicembre di 24 anni fa tra Catania e Messina si giocò una partita entrata di diritto nella storia…
“Le emozioni di quella sfida iniziarono già nel prepartita quando negli spogliatoi ci venne detto che il Messina voleva giocare con la prima maglia, quella bianca, e non erano minimamente disposti a cambiare la propria casacca. Purtroppo i nostri magazzinieri si erano dimenticati di portare la casacca rossazzurra lasciando a Catania il kit completo della prima maglia. Si pensò allora di andare un attimo in città a prendere tutto il necessario ma il tempo di andare e tornare sarebbero trascorsi più di quarantacinque minuti così da decretare la nostra sconfitta a tavolino. Cosa fare allora? Furono gli stessi magazzinieri ad andare dai tifosi ed a chiedergli di cedere temporaneamente le loro maglie così da permetterci di disputare la gara. Fu qualcosa di assolutamente unico ed estremamente emozionante giocare indossando le maglie della nostra gente che, oggi come allora, rappresentava il dodicesimo uomo in campo. Io poi ho disputato quella sfida indossando la maglia numero 46 per cui ancora adesso ripensando a quel momento mi vengono i brividi e mi commuovo dall’emozione.”
A proposito del calcio siciliano, in attesa che il Catania agguanti aritmeticamente la promozione in C, per il momento sono soltanto due le rappresentative isolane presenti tra i professionisti. Cosa servirebbe per consentire a quante più formazioni nostrane di emergere?
“La cosa più importante sarebbe trovare un imprenditore serio e disposto ad investire nel mondo del calcio, cosa che in Sicilia è molto rara. Nella nostra Isola tante persone sarebbero perfettamente in grado di rilanciare le varie società, il problema però è che tutti questi imprenditori non sono minimamente interessati all’universo calcistico. Qualche giorno fa sono stato a Catania dove ho incontrato Orazio Russo il quale mi ha detto che finalmente il club è stato rilevato da una proprietà seria, capace di programmare e guardare al futuro con lungimiranza senza mai far mancare qualcosa e, soprattutto, con una grande voglia di investire. Ecco, credo che attualmente manchi proprio quest’ultimo passaggio per consentire a quante più realtà calcistiche nostrane di emergere. Il mio auguro per l’immediato futuro è che il Catania raggiunga quanto prima la promozione in Serie C e che Palermo e Messina, che naviga in brutte acque, possano raggiungere agevolmente la salvezza nelle loro rispettive categorie. Il sogno sarebbe quello di ritornare a qualche anno fa dove figuravano ben tre compagini locali in Serie A più svariate realtà in terza serie anche se, considerando pure il momento storico attuale, non so se si potrà nuovamente realizzare.”
Si ringrazia Pietro Tarantino per la disponibilità, la cortesia ed il tempo concesso per l’intervista.
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