L’ex attaccante del Catania Emanuele Calaiò parla del mancato approdo in rosanero, da palermitano, ai microfoni di pianetaserieb.it. Sottolineando il “piccolo rimpianto” e che, in due occasioni, si era presentata la possibilità ma per esigenze di mercato il trasferimento al Palermo non si concretizzò. La prima volta, quando andò al Napoli, mantenendo la parola data ai partenopei “da buon siciliano”; la seconda, quando il Parma non riuscì ad ingaggiare un’alternativa in attacco e la sua avventura in Emilia proseguì con un campionato che valse la promozione in Serie A.
“So quanto è difficile per un palermitano vestire la maglia del Palermo, è sempre stato un mio pallino – le parole di Calaiò – ma probabilmente il destino ha voluto così. In seguito, qualche tifoso palermitano ha deciso di legarsi al dito la mia esperienza al Catania mostrando un po’ di astio, ma è chiaro che quando sei un calciatore professionista non pensi alla rivalità che c’è fra le tifoserie”.
Più volte lo stesso Calaiò, a mezzo stampa, ha avuto modo di sottolineare in termini positivi la sua esperienza maturata ai piedi dell’Etna malgrado la stagione 2014/15 culminò con la retrocessione d’ufficio in C. Ad esempio un paio d’anni fa, a La Gazzetta dello Sport disse che avrebbe rispettato i tre anni di Catania: “Ero vicino casa, stavamo benissimo: casa sul mare, tifosi calorosi, un centro sportivo importante. Ci sono annate storte, ma personalmente sono contento per i 18 gol segnati e per la salvezza raggiunta sul campo. Poi la squadra è stata retrocessa per il caso “i treni del gol” e sono dovuto andare via”. Aggiungendo: “Io palermitano ammirato dai catanesi? Ma è stato gratificante convincere i tifosi: all’inizio qualcuno storceva il naso. Sono stato apprezzato, spero, anche per questo”.
***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***