Riportiamo alcuni estratti delle parole via social dell’avvocato Giuseppe Rapisarda, che commenta la decisione del Prefetto di vietare la vendita dei biglietti per la partita di domenica ai tifosi di Acireale e comuni limitrofi:
“Se la limitazione di entrare allo stadio Massimino per Catania/Acireale riguarda esclusivamente il settore ospiti, la valutazione può liberamente essere discussa e contestata ma, ripeto, se ne prenda atto senza demagogia. Non sarebbe una novità eccezionale per fattispecie simili nel panorama calcistico nazionale. Tuttavia se la proibizione di accesso, questo è il vero punto e nodo oggi, da chiarire e risolvere immediatamente, riguarda tout cout, residenti di Trezza, Aci Castello o Aci Sant’Antonio per citare tre realtà urbane che sono casa nostra, nostro cuore e di fatto estensioni di Catania stessa, confesso che perdo il filo della logica, della conducenza e del buon senso e non solo”.
“Si smarrisce il parametro della conformità di quanto adottato al rispetto stesso addirittura dei principi costituzionali. Con esso la ratio, il fondamento base di una decisione che non può contrastare mai ed in ogni caso, pertanto, con i principi elementari, di base, che presiedono il nostro ordinamento normativo in materia di libertà di movimento e della soglia di pericolo che può giustificare in assenza di reati misure interdittive alle libertà individuali”.
“Se davvero un castellese o un residente della cintura costiera a ridosso di Catania, un abitante di Aci Catena, di fatto siamo sempre a Catania stessa, non scherziamo, non può accedere nei restanti settori dello stadio, non saremmo più di fronte al semplice, per quanto mai gradito, divieto di trasferta, ma ad una misura tanto grave giuridicamente quanto sciocca e francamente ignorante in senso letterale della geografia etnea e della mobilità quotidiana del nostro territorio”.
“Noi Catanesi in maggioranza assoluta abbiamo smesso di risiedere in città, stretto senso intesa, dagli anni 60/70. Stiamo in maggioranza nei paesi che senza soluzione di continuità portano a Catania. Dalla fascia costiera e su quella etnea. Come è noto io, ad esempio, sono un abitante di Tremestieri Etneo che fa va e vieni più volte al giorno con Catania. Come me migliaia e migliaia di persone da tutti i paesi e paesini abitati molto più da catanesi che autoctoni originari. Vale per Gravina, Mascalucia come vale per Aci Bonaccorsi o Aci Catena e dintorni. Il flusso di macchine nelle ore di punta, è noto a tutti, verso Catania è da nevrosi ordinaria”.
“Non può non sapere tutto ciò il Prefetto. Non può non conoscere questa imponente realtà territoriale che ha fatto dei paesi tutto intorno, abitati in gran parte da catanesi, una mera estensione di Catania stessa. Pertanto, sul punto, si riveda o si chiarisca il provvedimento da subito. Altrimenti la misura posta in essere rischia non più di essere una tra le tante (giusta o sbagliata la si possa considerare) ma un provvedimento mai intrapreso sino ad oggi, un unicum, cieco e bizzarro, prima ancora che antigiuridico, avente ad oggetto l’ordine pubblico di una area metropolitana come quella di Catania”.
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