L’avvocato Giuseppe Rapisarda, tifoso ed opinionista vicino alle vicende del Catania, dopo la sofferta vittoriosa ottenuta al cospetto del Città di Sant’Agata predica calma via social. Riportiamo di seguito alcuni estratti:
“La nona lasciamola a Beethoven, Per noi non può essere certo l’ultima sinfonia corale… Testa e cuore già alla sfida col Cittanova, un campo vicino il cimitero, uno stadio che ci riporta, per il momento, alla nostra dimensione. Che sta strettissima e va lasciata prima che si può”.
“Ci sono state sbavature e smagliature. Da correggere immediatamente. Palle perse a centrocampo anche con passaggi errati in modo grossolano che non possiamo né dobbiamo consentirci. Stanchezza, scarsa lucidità o supponenza, sono tutte scorie da rimuovere immediatamente. Capita, certo, ciò in un campionato, è fisiologico. Purché non diventi abitudine”.
Lo sappiamo che è più facile risollevarsi da una sconfitta che gestire vittorie in serie. Voi Rossazzurri, tuttavia, potete farlo, dovete farlo. Da uomini veri che sanno che c’è un popolo intero a sostenervi ed accompagnarvi. Un popolo che ha sofferto l’indicibile nel recente passato e che merita troppo di più anche di questo presente. Abbiamo una Storia da onorare e riscrivere ed un appuntamento col Destino troppo ancora lontano da qui. Niente è scontato. Nulla è già scritto. Tutto resta da compiere passo dopo passo”.
“Dobbiamo essere, in realtà, più forti del convincimento di essere più forti come in effetti siamo. Solo così si torna tra i professionisti, solo cosi…è il momento di accelerare ancora, ancora, ancora, di più, sempre di più, senza voltarsi indietro, senza fermarsi mai”.
“L’unica verità è che dobbiamo restare ed esserlo ancora di più freddi, spietati e cinici. Mantenere questo vantaggio e giocare il 20 novembre a Lamezia con tutta la rabbia immensa di questi anni. Con tutta l’energia che si ha. E vincere lì come se non ci fosse un domani. Io mi faccio vecchio ed ho premura. Proprio per questo non smetto di predicare calma”.
“Indico equilibrio perché ho il fuoco dentro. Non vedo l’ora, conto i minuti non i giorni o le settimane, che ci separano da una data che faccia i conti con le mie lacrime del 9 aprile. Niente potrà rimuovere quel dolore ma tornare tra i professionisti è un obbligo che tutti dobbiamo a Noi stessi ed a Catania”.
***CLICCA QUI per mettere MI PIACE alla nostra pagina Facebook***