A MENTE FREDDA: l’analisi del match disputato dal Catania contro il Sant’Agata

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9 su 9. Il Catania prosegue la cavalcata vincente ed il Lamezia Terme, diretto rivale dei rossazzurri, conferma di stentare a tenere il passo dell’Elefante. 27 punti sui 27 disponibili sono tanta roba, frutto di un lavoro certosino svolto da società e squadra. Certamente il Catania dimostra di possedere grandi valori tecnici e umani, merito attribuitile anche a Giovanni Ferraro che gestisce con cura e saggezza una rosa ampia, unita e compatta per il raggiungimento di un obiettivo comune.

E’ già stato detto che non si percepiscono sostanziali differenze tra chi subentra e coloro i quali giocano dal 1′, concetto da ribadire per valorizzare le capacità e lo spirito di un gruppo che ha ben recepito l’importanza della piazza ed il messaggio trasmesso dai vertici societari. Una squadra, il Catania SSD, che viaggia sulle ali dell’entusiasmo ma deve continuare a non perdere di vista la realtà. Militando in un campionato di Serie D dove il percorso da compiere è ancora lungo e, pertanto, non bisogna mai abbassare la guardia.

Contro il Città di Sant’Agata, avversario che ha fatto onore al nome che porta nella città devota proprio alla giovane martire catanese, i ragazzi di mister Ferraro hanno sofferto abbastanza. Si legge da più parti, gli stessi protagonisti in campo lo hanno sottolineato a mezzo stampa, eppure questo Catania è riuscito a sopperire con il carattere e la voglia di vincere a tutti i costi alle lacune evidenziate sul piano del gioco. Biancazzurri davvero propositivi, sbarazzini, corti tra i reparti, molto concentrati e dinamici, capaci di rimanere in partita anche quando si pensava potessero crollare emotivamente da un momento all’altro.

Vanno riconosciuti i giusti meriti ad un avversario che non ha snaturato il proprio credo giocando con coraggio, pressando alto e senza erigere alcuna barricata. Partita ben preparata dall’allenatore Leonardo Vanzetto, non c’è che dire. Catania, invece, poco brillante ma che ha saputo colpire al momento giusto, sfruttando la qualità dei singoli. In primis Rapisarda, autentico treno sulla corsia di destra che vanta con Sarno un’intesa che rasenta la perfezione. Lodi cuce il gioco, ma quando nella ripresa serve un centrocampista con spiccate doti d’inserimento, ecco che Palermo – di ritorno da un infortunio – risponde presente, cambiando volto alla gara. Lui come Andrea Russotto e Jefferson, quest’ultimo capocannoniere della squadra pur essendo sistematicamente subentrato in corso d’opera.

Più errori del solito, stranamente, in difesa dove la velocità dell’insidioso e qualitativo tridente composto da Vincenzo Vitale, Bonfiglio e Cicirello ha creato qualche grattacapo. A proposito di Vitale, che dire di Mattia? E’ un 2004 ma gioca con la personalità di un 30enne, ha segnato il terzo gol in questo campionato e si sta rivelando sempre più importante nell’economia del gioco rossazzurro. Continua a crescere a vista d’occhio, il futuro è dalla sua parte.

Considerazione finale sul pubblico: a parte il record stagionale sugli spalti con poco più di 15mila spettatori presenti, è stato bello riscontrare la sportività dei tifosi che, al triplice fischio dell’arbitro, hanno tributato applausi alla squadra avversaria. Scene che non si vedono spesso in giro, così come i calciatori del Città di Sant’Agata che ricambiano l’applauso dello stadio e mister Vanzetto che indirizza il pollicione verso la Curva Nord, dopo avere vissuto un pomeriggio di emozioni e grande tifo nello stadio in cui, da ragazzino, mise piede agli inizi degli anni Novanta. Proprio un bel pomeriggio di sport sotto gli occhi del presidente Pelligra, sempre più coinvolto all’interno del progetto rossazzurro.

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