ESCLUSIVA – Sorrentino: “A Catania c’è gente che sa fare calcio. Gli Over stanno trascinando gli Under, gruppo sano e compatto”

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Ha superato le 160 presenze con la maglia del Catania, rivelandosi tra i migliori portieri rossazzurri della storia. Roberto Sorrentino ha rappresentato sportivamente con orgoglio, amore e professionalità la città di Catania. Oggi allena in Serie D, al Chieri, lavorando con competenza e passione, doti che hanno sempre contraddistinto la propria carriera. Sorrentino è intervenuto ai microfoni di TuttoCalcioCatania.com e non può che essere fiducioso per le sorti dell’Elefante.

Allora Roberto. Innanzitutto ti chiedo come va l’avventura al Chieri?
“Siamo una squadra che può vincere con tutti e perdere anche con tutti, non abbiamo continuità di risultati più che di gioco, mediamente creiamo sempre 7-8 palle gol la domenica, ma in questo momento abbiamo difficoltà a concretizzarle. Stiamo lavorando per superare queste difficoltà. L’obiettivo è la salvezza, gettando delle basi per il futuro. Prima qui il calcio veniva vissuto come divertimento, invece la nostra concezione è quella di un calcio a dimensione aziendale. Giusto programmare nel tempo, avere un grande settore giovanile perseguendo sempre la cultura del miglioramento”.

A proposito di giovani, che ne pensi della regola degli Under?
“E’ stata originariamente introdotta per alleggerire un pò le casse delle società e dare la possibilità ai giovani di andarsi a misurare con gente scafata, esperta, vivendo un ambiente differente da quello giovanile. Ma poi se andiamo ad analizzare i calciatori che hanno giocato in D, si contano sulla punta delle dita quelli che sono arrivati ad alti livelli. Non so se sia la regola giusta, ma bisogna essere bravi con i nostri scouting a individuare ragazzi in giro”. 

Veniamo al Catania. Non poteva esserci partenza migliore in campionato.
“Catania, come ben sai, mi è rimasta nel cuore. Mi sento tra virgolette il primo tifoso del Catania, facciamo la stessa categoria ma per fortuna in gironi differenti. Seguo con interesse le vicende, mi è dispiaciuto immensamente il fallimento, però adesso c’è un nuovo presidente e credo che poche squadre possano eguagliare o migliorare l’attuale serie del Catania di vittorie consecutive. Penso che il club sarà di passaggio in questa categoria, giusto così perchè Catania ed il Catania meritano altri palcoscenici”.

C’era il rischio che tanti galli nel pollaio potessero incontrare delle difficoltà, invece anche chi gioca meno sta facendo la differenza. Te lo aspettavi? 
“Bisogna fare i complimenti innanzitutto al presidente, allo staff tecnico, alla dirigenza. Sono stati reperiti sul mercato elementi di spessore, gente abituata a vincere ma anche di categoria. Tutti hanno capito che a Catania si respira calcio vero. Chi ha sposato la causa sa di avere l’obbligo di vincere, e non è sempre facile. Chapeau a questi ragazzi, al mister ed alla società che ha trasmesso la giusta mentalità. Non dimentichiamo che si è ripartiti dal nulla, costruendo un club da zero. La proprietà ha operato in fase di acquisizione della società, portando avanti tutta una serie di attività ed effettuando una campagna acquisti oculata. Significa che c’è gente che sa fare calcio. Ed il calcio ha bisogno di queste figure”.

Poteva esserci il rischio che i giovani risentissero delle pressioni del ‘Massimino’. E invece…
“E invece si sono subito calati nella realtà davanti a 15mila spettatori. Ma sono i valori degli Over i più importanti, perchè loro trascinano questi giovani nella crescita. Non ci si può attendere dai giovani sempre il massimo, ma venendo trascinati da un gruppo di Over rilevanti e da una tifosera eccezionale la crescita diventa totale. Il fatto che chiunque giochi, da titolare o subentrato, abbia più o meno lo stesso rendimento dimostra che il gruppo è coeso, importante e sano”.

Condividi la scelta di puntare su portieri Under?
“Anchio a Chieri ho tre portier Under, tutti 2004, quindi nemmeno uno con la prima fascia di età (2001). Se sono pronti per giocare, va bene così. Il Catania segna tantissimi gol, quindi è una squadra proiettata ad offendere e viene sollecitato poco il reparto arretrato, quindi se hai un attacco importante ne beneficia la difesa stessa. Io alleno ormai da 33 anni e ti dico che ho sempre preferito avere un portiere giovane in favore di un centrocampo magari più esperto”.

Tanti giocatori (e non solo) hanno fatto ritorno a Catania. Quanto incide questo aspetto?
“Contribuisce alla creazione di quel senso di appartenenza. Sono tornati perchè innamorati dei colori rossazzurri, nessuno è venuto a svernare, hanno fame e voglia di mettersi in mostra. Quando si ritorna in un ambiente dove sei stato bene e hai amore per quella maglia, sei un traino per i nuovi che non conoscono la piazza. Io ricordo quando arrivò a Catania Cantarutti dal Nord, ai miei tempi, gli bastarono 2-3 allenamenti per sentire il calore della tifoseria ed inserirsi subito”.

Pelligra può essere davvero l’uomo della svolta?
“Due mesi prima che si palesasse in via ufficiale l’interessamento ho avuto una soffiata legata alla possibilità di un imprenditore straniero, di un certo spessore. Giravano tante voci, anche quella di Gaucci, a cui però non ho mai dato credito. Poi è arrivata la conferma dell’approdo di Pelligra. Complimenti per il coraggio che ha avuto perchè non era facile subentrare in una situazione allo sbando, e poi con i fatti ha mentenuto quanto promesso. Forse era meglio che succedesse prima, ma meglio tardi che mai”. 

Spesso hai manifestato il desiderio di tornare a Catania, essendo un uomo-simbolo dei colori rossazzurri. Credi ancora in una possibilità di questo tipo?
“Fa piacere ricevere sempre tante attenzioni da parte della tifoseria. Io spesso in passato ho manifestato questo desiderio di tornare, poi però non c’è mai stato niente di concreto. Tanti tifosi mi chiedono sui social perchè io non sia mai tornato. Non dipende da me. E’ chiaro che uno ci spera sempre, ma non è mai accaduto e mai potrà accadere, credo. Anche se sento parlare molto bene di questo presidente che ama accogliere i vecchi giocatori del Catania come simboli. Chissà che un giorno non gli venga in mente di fare una telefonata…”.

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